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Valute virtuali: la UIF segnala l’aumento dei rischi di riciclaggio

13 Dicembre 2022
Di cosa si parla in questo articolo

L’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (UIF) ha fornito aggiornamenti sul fenomeno delle valute virtuali ai fini di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.

In particolare, evidenzia la UIF, le segnalazioni di operazioni sospette legate alle valute virtuali risulta in crescita: dalle 566 SOS del 2019 si è passati a 3.453 nel 2021, fino a superare 5.000 nel 2022.

Il maggior numero di segnalazioni deriva dal comparto bancario e finanziario, che percepisce il rischio connesso con le valute virtuali, in particolare in ragione delle difficoltà nel tracciare i relativi flussi.

La collaborazione con gli operatori in valute virtuali (Virtual Asset Service Provider – VASP) è ancora accentrata sui principali operatori italiani.

L’avvio del censimento dei VASP attivi in Italia, oltre ad assicurare una migliore trasparenza e una conseguente mitigazione dei relativi rischi, sta facilitando l’ampliamento della platea dei soggetti registrati nella piattaforma RADAR per la segnalazione di operazioni sospette.

I dubbi maggiori per il comparto dei virtual asset riguardano l’origine dei fondi utilizzati per l’acquisto degli stessi, spesso collegati a possibili illeciti fiscali, frodi informatiche o ransomware.

La UIF evidenzia come siano state rilevate una serie di truffe nel trading online e di investimenti presso piattaforme estere, spesso non autorizzate, a seguito di contatti telefonici insistenti o mediante l’intermediazione di asseriti consulenti finanziari; l’investimento in valute virtuali è spesso offerto applicando basse commissioni, in virtù di presunte partnership con i principali exchanger.

Altri casi ricorrenti sono relativi allo svolgimento dell’attività di exchanger senza strutture organizzative a tutela dei clienti e il senza rispettare la normativa AML.

La UIF ritiene, tuttavia, che vi siano ampi margini di miglioramento.

Infatti, spesso, le segnalazioni di operazioni sospette non sono tempestive nella rilevazione dei sospetti né complete di tutte le informazioni necessarie per lo sviluppo investigativo; a volte sono stimolate dalla mera rilevazione di notizie pregiudizievoli su fonti aperte o soltanto a seguito di una richiesta di informazioni da parte dell’Autorità giudiziaria o degli Organi investigativi.

Inoltre, continua la UIF, spesso il sospetto non è adeguatamente circostanziato con riguardo ai profili soggettivi e oggettivi dell’operatività.

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