Nel quadro della disciplina vigente in materia di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, l’autovalutazione del rischio AML si colloca come elemento strutturale del sistema di governance antiriciclaggio, così come delineato dalle Disposizioni di Banca d’Italia in materia di organizzazione, procedure e controlli interni e ribadito nelle recenti raccomandazioni dell’Autorità.
Le disposizioni citate attribuiscono infatti a tale esercizio una funzione essenziale di raccordo tra approccio basato sul rischio, assetti organizzativi e responsabilità degli organi aziendali.
L’autovalutazione non ha infatti una dimensione meramente ricognitiva o formale, bensì si pone come uno strumento dinamico che informa le politiche di governo dei rischi, orienta l’allocazione delle risorse e alimenta i flussi informativi verso l’organo con funzione di gestione e l’organo con funzione di controllo, ciascuno secondo le rispettive attribuzioni.
Si ricorda che la nostra Rivista ha organizzato per il giorno 15 gennaio 2026 un webinar proprio sulle nuove raccomandazione di Banca d’Italia sull’autovalutazione del rischio di riciclaggio; la tematica dei profili di governance toccati dall’Autorità verrà approfondita nel corso della seconda relazione della mattinata formativa.
La centralità del processo è ulteriormente rafforzata dal ruolo attribuito alla funzione antiriciclaggio, chiamata a presidiare l’intero esercizio, e dall’intervento dell’esponente responsabile per l’antiriciclaggio, che assicura il collegamento tra le valutazioni tecniche e le decisioni di vertice, in un contesto in cui la qualità dell’autodiagnosi dei rischi costituisce un presupposto imprescindibile per la solidità complessiva dei presìdi adottati dall’intermediario.
È su questo impianto già strutturato che si innestano le recenti raccomandazioni di Banca d’Italia sull’esercizio di autovalutazione, le quali non introducono nuovi obblighi regolamentari in senso stretto, ma orientano gli intermediari verso un rafforzamento sostanziale dei profili organizzativi e metodologici del processo, valorizzandone il carattere integrato e multidisciplinare.
In particolare, l’Autorità richiama l’esigenza di superare approcci eccessivamente concentrati sulla sola funzione antiriciclaggio, promuovendo un coinvolgimento più sistematico delle altre funzioni di controllo di secondo livello, quali risk management e compliance, soprattutto nelle fasi di definizione delle metodologie, individuazione degli indicatori rilevanti e valutazione dei risultati.
Questa impostazione, che emerge anche dagli esiti dell’indagine tematica condotta nel 2024, mira ad accrescere la qualità dell’analisi e a garantire una maggiore coerenza tra l’autovalutazione AML e il complessivo sistema dei controlli interni, evitando che il processo si sviluppi in modo isolato rispetto agli altri presìdi di gestione dei rischi.
Accanto al tema del coinvolgimento funzionale, le Raccomandazioni pongono una forte enfasi sulla formalizzazione del processo, sollecitando gli intermediari a disciplinare in modo puntuale ruoli, responsabilità, fasi operative, metodologie, strumenti e fonti informative, così da assicurare tracciabilità, ripetibilità e verificabilità dell’approccio adottato nel tempo, anche attraverso una progressiva riduzione dei processi manuali che possono incidere negativamente sull’affidabilità dei risultati prodotti.
Le indicazioni dell’Autorità si traducono, dunque, in precise aspettative sul piano della gestione organizzativa dell’autovalutazione AML, che richiede un presidio continuo da parte degli organi aziendali e una più ampia diffusione degli esiti all’interno dell’organizzazione, al fine di rafforzare la cultura del rischio AML e supportare decisioni strategiche consapevoli.
In questa logica, assume rilievo anche il contributo della funzione di revisione interna, chiamata a rafforzare l’affidabilità del processo attraverso verifiche dedicate sulla robustezza complessiva del sistema di autovalutazione e sulla qualità dei dati utilizzati, nonché il ruolo delle strutture operative, che forniscono informazioni essenziali per una corretta comprensione dei processi, dei prodotti e delle aree di vulnerabilità.
L’autovalutazione, infine, è concepita come un esercizio dinamico e non episodico, da aggiornare tempestivamente in presenza di evoluzioni normative, cambiamenti organizzativi o modifiche del profilo di rischio, confermandosi come uno snodo centrale tra governance, organizzazione e presidio effettivo dei rischi, in linea con le aspettative di vigilanza e con l’evoluzione del quadro europeo in materia AML.

