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Potere di intervento Banca d’Italia sugli strumenti finanziari e valutazione del rischio

26 Aprile 2022
Di cosa si parla in questo articolo

Banca d’Italia ha pubblicato un documento sul tema del potere di intervento dell’Autorità su strumenti finanziari, depositi strutturati e attività/pratiche finanziarie collegate: quadro giuridico, analitico e metodologico.

L’art. 7-bis del Testo unico della finanza (TUF), recependo quanto previsto dal regolamento UE/2014/600 (MiFIR), attribuisce alla Banca d’Italia il potere di vietare o limitare la commercializzazione, la distribuzione o la vendita di strumenti finanziari (cosiddetto “potere di intervento sui prodotti”, o product intervention power) per preservare la stabilità del sistema finanziario nazionale.

Al fine dell’eventuale esercizio del potere di intervento, la Banca d’Italia svolge regolarmente analisi e valutazioni sui rischi per la stabilità finanziaria che possono derivare dagli strumenti finanziari in circolazione in Italia sulla base di uno specifico quadro giuridico, analitico e metodologico, che viene costantemente aggiornato e affinato.

Il potere di intervento attribuito alla Banca d’Italia persegue un obiettivo rispetto a quelli a cui sono volti i controlli in materia di trasparenza delle condizioni contrattuali e di correttezza degli intermediari nei rapporti con la clientela. Questi ultimi riguardano peraltro esclusivamente i prodotti e i servizi bancari e finanziari (come conti correnti, depositi, finanziamenti, servizi di pagamento) e non anche quelli aventi finalità di investimento, soggetti ai controlli della Consob.

Sulla base delle analisi e delle valutazioni più recenti, elaborate con dati fino al 31 dicembre 2021, segnala Banca d’Italia, le cartolarizzazioni, le autocartolarizzazioni, le obbligazioni subordinate additional tier 1 (AT1, note anche come contingent convertibles o CoCos) e i certificates sono le tipologie di strumenti finanziari maggiormente all’attenzione della Banca d’Italia ai fini del potere di intervento : le prime tre a seguito della crescita dei volumi negli anni scorsi, l’ultima per le ampie variazioni dei prezzi cui possono essere soggetti i relativi titoli. Per tutte le categorie di strumenti i rischi per la stabilità finanziaria che ne possono derivare sono al momento valutati come contenuti.

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