La Banca centrale europea (BCE) e le Banche centrali nazionali hanno inviato una risposta congiunta dell’Eurosistema alla consultazione sulle politiche macroprudenziali degli intermediari non finanziari (NBFI), avviata dalla Commissione europea lo scorso 22 maggio, e che si è chiusa il 22 novembre.
Nella risposta congiunta, l’Eurosistema ha formulato proposte per rafforzare le politiche macroprudenziali sull’intermediazione finanziaria non bancaria nell’Unione europea, tenendo anche conto delle raccomandazioni in materia definite a livello globale dal Financial Stability Board.
Banca d’Italia, oltre a contribuire alla risposta congiunta dell’Eurosistema, ha inviato alla Commissione un ulteriore contributo basato sulla propria esperienza di vigilanza sugli intermediari non bancari, arricchendo e integrando la risposta congiunta dell’Eurosistema.
Il contributo di Banca d’Italia si basa sul suo ruolo di autorità di vigilanza di lunga data sui gestori di patrimoni e fondi italiani, e si concentra su due temi principali:
- come affrontare i disallineamenti di liquidità nei fondi aperti (OEF) e migliorare il monitoraggio del rischio di liquidità degli OEF
- quali misure per migliorare la vigilanza sui gestori patrimoniali di grandi dimensioni.
A partire dalla crisi finanziaria globale, un aspetto fondamentale che ha caratterizzato il corso del sistema finanziario – a livello globale e in Europa – è stata la crescente importanza dell’intermediazione finanziaria non bancaria (NBFI).
Attualmente, quasi il 60% del totale delle attività del sistema finanziario dell’area dell’euro è detenuto da entità NBFI e il totale delle attività di queste entità è più di tre volte la dimensione del sistema finanziario dell’area dell’euro.
Sebbene le NBFI siano eterogenee e comprendano molte entità e attività diverse, la loro crescita nel corso degli anni è stata trainata in larga misura dal settore della gestione patrimoniale: il totale delle attività gestite dai fondi di investimento è più che raddoppiato dalla crisi finanziaria globale, grazie agli afflussi netti nel settore e all’aumento delle valutazioni degli asset: ciò ha portato a un marcato aumento della quota del settore dei fondi di investimento, che ha raggiunto il 19% delle attività del sistema finanziario dell’area dell’euro.
In confronto, altri tipi di entità delle NBFI, come le compagnie di assicurazione o i fondi pensione, hanno mantenuto una quota sostanzialmente costante delle attività del sistema finanziario, attestandosi intorno al 9% e sistema finanziario, attestandosi rispettivamente al 9% e al 4% circa.
Rispecchiando i cambiamenti avvenuti all’interno del settore finanziario, le NBFI hanno svolto un ruolo sempre più importante nel finanziamento dell’economia reale in Europa: ad esempio, le NBFI svolgono un ruolo fondamentale nei mercati del debito sovrano dell’area dell’euro, anche, in misura crescente, attraverso il ruolo crescente degli hedge fund nel mercato secondario delle obbligazioni sovrane dell’area dell’euro.
Le NBFI sono diventate sempre più importanti nel settore del finanziamento alle imprese, rappresentando una quota crescente del finanziamento totale del debito alle società non finanziarie europee (SNF): sebbene vi siano differenze tra i vari Paesi, in aggregato si stima che le istituzioni finanziarie non bancarie che rappresentino circa il 25% del credito totale alle SNF nell’area dell’euro.
Inoltre, le NBFI, in particolare i fondi di investimento, sono emerse come i maggiori investitori nei mercati immobiliari commerciali europei.
La crescita dei finanziamenti sui mercati dei capitali – consentita da entità NBFI – ha il potenziale per portare benefici a livello economico:
- può diversificare le fonti di finanziamento disponibili per l’economia reale, rafforzando così la resilienza macrofinanziaria
- può anche consentire un’ulteriore diversificazione dei portafogli di attività, con vantaggi significativi per gli investitori: in questo modo, il settore può sostenere un’attività economica più ampia e fungere da utile alternativa al finanziamento bancario.
Il potenziale di questi benefici economici derivanti da una maggiore intermediazione attraverso i mercati dei capitali è alla base dell’agenda dell’Unione europea per il risparmio e gli investimenti.
Per l’Eurosistema, è imperativo realizzare un mercato unico dei capitali in Europa: per realizzare appieno questi benefici, è fondamentale che il finanziamento sul mercato dei capitali sia una forma sostenibile di intermediazione finanziaria.
Salvaguardare la resilienza delle NBFI è un prerequisito essenziale affinché i mercati dei capitali fungano da fonte sostenibile di finanziamento per le imprese dell’UE, in linea con gli obiettivi dell’Unione del risparmio e degli investimenti.
La resilienza significa che gli intermediari finanziari non bancari, quando si trovino di fronte a shock negativi, siano in grado di continuare a fornire servizi al sistema finanziario e all’economia in generale e non amplifichino o propaghino gli shock in periodi di stress.
Se questa forma di finanziamento non è resiliente, le imprese potrebbero non volervi fare affidamento, i risparmiatori potrebbero scegliere di non utilizzarla e, in ultima analisi, potrebbe avere effetti negativi sull’economia reale e sul sistema finanziario in generale.
La resilienza delle NBFI e, più in generale, del funzionamento del mercato dei capitali è particolarmente importante dal punto di vista dell’Eurozona: le perturbazioni del mercato dovute alle vulnerabilità delle IFN possono costituire una minaccia per la stabilità finanziaria e compromettere la trasmissione della politica monetaria.
In effetti, nei precedenti episodi di stress, in cui le vulnerabilità delle NBFI hanno contribuito alle perturbazioni del mercato, sono stati necessari interventi straordinari della banca centrale per ripristinare il funzionamento del mercato.
Il rafforzamento della resilienza delle NBFI è volto a garantire una più stabile erogazione di finanziamenti all’economia e ridurre al minimo la necessità di interventi straordinari della banca centrale.
A tal fine è necessario rafforzare il quadro normativo, compreso lo sviluppo di un approccio macroprudenziale per la regolamentazione del settore.