Con l’occasional paper n. 949 della collana Questioni di Economia e Finanza, Banca d’Italia ha pubblicato uno studio avente a oggetto l’impatto dei rischi fisici derivanti dal cambiamento climatico sulla stabilità finanziaria.
Gli Autori si sono avvalsi degli indicatori armonizzati e dei modelli elaborati dalla Banca Centrale Europea (BCE) e hanno individuato una correlazione tra dati granulari attinenti alla localizzazione delle sedi operative delle imprese e le rilevazioni sulla pericolosità climatica.
In particolare, evidenziano come l’esposizione dei portafogli finanziari (includenti crediti e titoli) a tali rischi sia destinata a un significativo incremento, specie in scenari climatici avversi.
Ne consegue, quale corollario, la necessità che gli intermediari adottino misure di adattamento e provvedano a un’organica integrazione di tali rischi nei modelli di gestione del portafoglio, onde mitigare le perdite future e salvaguardare la resilienza del sistema.
In particolare, la ricerca sull’impatto dei rischi fisici sulla stabilità finanziaria, delinea un quadro analitico della vulnerabilità del sistema produttivo italiano rispetto ai principali fattori di rischio.
Per quanto riguarda lo stress idrico, l’Italia affronta criticità considerevoli: l’esposizione dei portafogli creditizi, già elevata (con un PEAR del 70%), è proiettata a raggiungere il 98% entro il 2040, configurando una fonte di rischio maggiore rispetto alla media dell’area euro.
In relazione al rischio di incendi, sebbene il fenomeno sia complessivamente contenuto, l’esposizione nazionale risulta significativamente più alta della media europea e solo di poco inferiore a quella spagnola.
Sul fronte della siccità, le proiezioni indicano un marcato aumento del rischio legato ai deficit di precipitazioni (indicatore SPI), con un’esposizione che per l’Italia è prevista in crescita dal 63% all’84%.
Infine, il rischio di alluvioni di origine fluviale si presenta in linea con la media europea, ma lo studio avverte che le attuali opere di difesa, specie per le aree costiere, potrebbero rivelarsi insufficienti a fronteggiare eventi futuri di maggiore intensità.
Sotto il profilo strettamente creditizio, lo studio analizza le perdite attese tramite gli indicatori NEAR (Normalized Exposure at Risk) e CEAR (Collateral-Adjusted Exposure at Risk).
Da tale analisi emerge il ruolo cruciale delle garanzie nel mitigare l’impatto sui bilanci bancari.
A livello di area euro, il collaterale riduce le perdite attese del 58% in caso di alluvioni fluviali e di oltre l’80% per alluvioni costiere e tempeste di vento: questa dinamica riflette le prassi nazionali in materia di garanzie creditizie.
Per l’Italia, i dati di fine 2022 indicano che quasi il 40% dei prestiti alle imprese è chirografario, mentre una quota analoga (39%) è coperta da garanzie finanziarie.
Gli Autori ribadiscono, pertanto, l’esigenza di un approccio standardizzato, quale quello promosso dalla BCE, per una gestione efficace dei rischi finanziari di matrice climatica.