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Dividendi banche: evidenze Banca d’Italia sulla distribuzione

8 Febbraio 2023
Di cosa si parla in questo articolo

Banca d’Italia ha pubblicato un approfondimento sulle politiche dei dividendi delle banche europee.

L’obiettivo di questo lavoro è quello di valutare le principali determinanti delle politiche dei dividendi delle banche dell’Unione Europea, testando quattro ipotesi teoriche, ovvero il signaling, il conflitto di agenzia (tra azionisti e manager e tra azionisti e creditori), il ciclo di vita e la pressione regolamentare, su un campione di 79 banche stabilite nell’Unione Europea (incluso il Regno Unito) in un periodo di 15 anni.

Particolare attenzione viene data alla teoria della pressione regolamentare, in quanto il modello della Banca d’Italia indaga il ruolo sia del livello di capitale effettivo sia dell’eccedenza rispetto ai requisiti minimi.

I risultati dell’analisi banca d’Italia

I risultati mostrano che le teorie del signaling, della pressione regolamentare e del conflitto di agenzia tra azionisti e creditori sono valide per le banche.

La teoria del ciclo di vita regge solo in parte.

Per quanto riguarda le variabili regolamentari, l’eccedenza di capitale sembra avere un potere esplicativo notevolmente superiore al livello di capitale effettivo.

La teoria del signalling si concentra sulla capacità dei dividendi di trasmettere agli operatori di mercato informazioni sui risultati futuri delle imprese.

Le decisioni dei manager di aumentare (diminuire) i dividendi servono quindi a comunicare le loro aspettative di aumento (diminuzione) degli utili.

La spiegazione del conflitto di agenzia è duplice. Da un lato, postula che gli azionisti esterni – cioè gli azionisti che non ricoprono alcun ruolo manageriale – chiedano dividendi più elevati per ridurre le risorse sotto il controllo dei manager, rendendoli così più inclini al monitoraggio dei mercati dei capitali che si verifica quando l’impresa deve ottenere nuovi capitali esterni per finanziare gli investimenti.

D’altro canto, si tratta di un trasferimento di ricchezza dai detentori di debito agli azionisti, in quanto pagamenti più elevati sottraggono all’impresa risorse che potrebbero essere utilizzate per rimborsare il debito, implicando così uno spostamento del rischio dai secondi ai primi.

I manager si trovano quindi di fronte a un compromesso tra la conservazione degli utili per il rimborso dei creditori e la soddisfazione della domanda di liquidità degli azionisti.

La teoria del ciclo di vita

La teoria del ciclo di vita postula un percorso mutevole del pagamento dei dividendi coerente con il ciclo di vita delle imprese, le cui diverse fasi sono valutate in base alle dimensioni, al tasso di crescita degli attivi e alla redditività.

Le imprese più giovani e sottocapitalizzate, con minori profitti correnti ma un elevato potenziale di crescita, tendono a pagare dividendi più bassi, mentre le imprese più grandi e mature aumentano i pagamenti agli azionisti.

Infine, il fatto che le banche siano regolamentate e monitorate dalle autorità di vigilanza solleva interrogativi sulla misura in cui la vigilanza regolamentare influenza i pagamenti dei dividendi.

La teoria della pressione regolamentare sulla distribuzione dei dividendi delle banche

Secondo l’ipotesi della pressione regolamentare, le regole basate sul capitale possono indurre le banche sottocapitalizzate (ossia le banche più vicine alla soglia regolamentare) a riversare gli utili piuttosto che pagare i dividendi.

I dividendi riducono il coefficiente patrimoniale di una banca, aumentano la sua leva finanziaria e spostano il rischio sui detentori di debiti e (potenzialmente) sui contribuenti.

Per mitigare questi effetti, le autorità di regolamentazione possono quindi limitare i pagamenti dei dividendi delle banche sottocapitalizzate.

Le prime tre teorie sono state elaborate e testate principalmente su imprese non finanziarie.

La peculiarità delle imprese finanziarie, che consiste nei pervasivi vincoli normativi a cui sono soggette, ha portato gli studiosi a escludere tipicamente queste imprese dalle analisi sulle politiche dei dividendi.

La regolamentazione finanziaria era infatti considerata un fattore distorsivo nelle “normali” decisioni sui dividendi.

L’attenzione per le banche è relativamente recente, in quanto Dickens, Casey e Newman (2002) sono stati tra i primi a elaborare un modello economico per le politiche dei dividendi bancari, e ha acquisito sempre più slancio all’inizio della grande crisi finanziaria, quando si è scoperto che diverse banche statunitensi pagavano dividendi anche in presenza di iniezione di fondi pubblici (Acharya, Gujiral, et al. 2011; Acharya, Le e Shin 2017).

Politiche dei dividendi delle banche e il ruolo della regolamentazione

Tali eventi hanno quindi spinto gli studiosi ad approfondire le politiche dei dividendi delle banche e il ruolo della regolamentazione nelle decisioni di pagamento, da un lato, e le autorità di regolamentazione ad aumentare la vigilanza sui pagamenti dei dividendi, dall’altro, come dimostrano i pacchetti di riforma del Federal Reserve Board e dell’Accordo di Basilea III del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria.

L’approfondimento della Banca d’Italia fornisce ulteriori evidenze su questo tema, applicando a un campione di banche europee un modello esplicativo dei pagamenti delle banche che cattura le motivazioni alla base delle quattro teorie sopra descritte.

In questo contesto, il principale contributo al dibattito è l’utilizzo sia del livello di capitale effettivo che dell’eccedenza di capitale al di sopra dei requisiti minimi regolamentari fissati individualmente dalle autorità di vigilanza per ciascuna banca, al fine di testare l’ipotesi della pressione regolamentare e confrontare il potere esplicativo di entrambe le variabili.

Come meglio illustrato nella Sezione 4, i risultati evidenziano un potere esplicativo maggiore dell’eccedenza di capitale rispetto al livello di capitale nelle decisioni di pagamento delle banche, rivelando così la forte attenzione prestata dalle banche all’azione di vigilanza e alla costituzione di un margine di sicurezza superiore alla soglia minima regolamentare.

In effetti, il rischio di violare i requisiti minimi e di essere soggetti a sanzioni sia regolamentari che reputazionali sembra agire come un forte incentivo per le banche a calibrare i pagamenti sul capitale in eccesso.

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