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La statistica finanziaria nell’era della tokenizzazione

23 Dicembre 2025

Antonio Di Ciommo – Dottore di Ricerca in Giurisprudenza – Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Di cosa si parla in questo articolo

Con lo Studio n. 72 della collana “Mercati, infrastrutture, sistemi di pagamento”, pubblicato nel novembre 2025, Banca d’Italia ha approfondito le implicazioni della diffusione della tecnologia dei registri distribuiti (DLT) e della tokenizzazione degli strumenti finanziari (asset tokenization) per il sistema delle statistiche ufficiali (statistica finanziaria).

Nello studio viene evidenziato come la rapida evoluzione del settore e un eventuale aumento della rilevanza dei sistemi di Finanza Decentralizzata (c.d. “DeFi”), possano generare vuoti statistici che rischiano di compromettere la capacità delle banche centrali di monitorare adeguatamente i mercati e gli intermediari per le finalità di politica monetaria e di vigilanza macroprudenziale.

Gli Autori sottolineano, infatti, che il sistema di raccolta dei dati, incardinato oggi sui CSD e sull’uso dell’ISIN, rischia di divenire progressivamente cieco rispetto a un eventuale aumento dei volumi di ricchezza finanziaria su sistemi DeFi o ibridi. La natura disintermediata della DLT, infatti, interromperebbe la tradizionale catena di segnalazione statistica, rendendo più complesso il processo di identificazione dei settori detentori e la valutazione delle interconnessioni sistemiche.

Gli Autori hanno posto particolare enfasi sulla distinzione tra strumenti nativi on-chain, privi di corrispettivo nel mondo reale e spesso privi di codici ISIN, e strumenti digital twin, che replicano asset tradizionali, rilevando per entrambi significative lacune informative nei database ufficiali dell’Eurosistema come il CSDB (Centralised Securities Data Base) e le SHS (Securities Holdings Statistics).

Gli Autori sottolineano, dunque, l’importanza di disporre di statistiche dettagliate e composte secondo criteri uniformi per supportare le decisioni di politica monetaria, la vigilanza prudenziale e la supervisione dei sistemi di pagamento, rilevando come le attuali fonti informative siano spesso frammentarie e prive di standard uniformi.

Rilevata la frammentarietà delle attuali fonti informative, gli Autori individuano le direttrici per colmare tali lacune, proponendo: (i) la definizione di uno standard internazionale per l’identificazione univoca degli asset digitali (es. ISO 24165), affiancando al codice ISIN “tradizionale” nuovi identificativi quali il DTI (Digital Token Identifier) e l’ITIN (International Token Identification Number); (ii) una maggiore cooperazione tra autorità pubbliche e provider privati ; e (iii) lo sfruttamento di tecniche di analisi innovative come i blockchain explorer.

A livello normativo, il documento esamina l’impatto dell’adozione del Digital Finance Package in Europa, osservando come la regolamentazione stia favorendo una progressiva convergenza tra modelli di finanza centralizzata (CeFi) e decentralizzata.

Quanto all’Italia, lo studio richiama l’importanza del Decreto Fintech per l’emissione di strumenti finanziari digitali e cita, quali casi rilevanti: il progetto promosso da Assogestioni con il supporto di Milano Hub e la recente emissione del primo digital bond su blockchain da parte di Cassa Depositi e Prestiti, regolato con moneta di Banca Centrale tramite la soluzione tecnica sviluppata dalla Banca d’Italia.

Gli Autori concludono delineando i contorni di un’iniziativa volta a ridurre le lacune informative sulla materia, articolata in proposte dal profilo operativo (di breve-medio termine) e iniziative di policy statistica (di medio-lungo periodo), al fine di assicurare una copertura completa dei fenomeni finanziari con indicatori stabili e di qualità a supporto dell’analisi e delle decisioni di policy.

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