Con lo Studio n. 72 della collana “Mercati, infrastrutture, sistemi di pagamento”, pubblicato nel novembre 2025, Banca d’Italia ha approfondito le implicazioni della diffusione della tecnologia dei registri distribuiti (DLT) e della tokenizzazione degli strumenti finanziari (asset tokenization) per il sistema delle statistiche ufficiali (statistica finanziaria).
Nello studio viene evidenziato come la rapida evoluzione del settore e un eventuale aumento della rilevanza dei sistemi di Finanza Decentralizzata (c.d. “DeFi”), possano generare vuoti statistici che rischiano di compromettere la capacità delle banche centrali di monitorare adeguatamente i mercati e gli intermediari per le finalità di politica monetaria e di vigilanza macroprudenziale.
Gli Autori sottolineano, infatti, che il sistema di raccolta dei dati, incardinato oggi sui CSD e sull’uso dell’ISIN, rischia di divenire progressivamente cieco rispetto a un eventuale aumento dei volumi di ricchezza finanziaria su sistemi DeFi o ibridi. La natura disintermediata della DLT, infatti, interromperebbe la tradizionale catena di segnalazione statistica, rendendo più complesso il processo di identificazione dei settori detentori e la valutazione delle interconnessioni sistemiche.
Gli Autori hanno posto particolare enfasi sulla distinzione tra strumenti nativi on-chain, privi di corrispettivo nel mondo reale e spesso privi di codici ISIN, e strumenti digital twin, che replicano asset tradizionali, rilevando per entrambi significative lacune informative nei database ufficiali dell’Eurosistema come il CSDB (Centralised Securities Data Base) e le SHS (Securities Holdings Statistics).
Gli Autori sottolineano, dunque, l’importanza di disporre di statistiche dettagliate e composte secondo criteri uniformi per supportare le decisioni di politica monetaria, la vigilanza prudenziale e la supervisione dei sistemi di pagamento, rilevando come le attuali fonti informative siano spesso frammentarie e prive di standard uniformi.
Rilevata la frammentarietà delle attuali fonti informative, gli Autori individuano le direttrici per colmare tali lacune, proponendo: (i) la definizione di uno standard internazionale per l’identificazione univoca degli asset digitali (es. ISO 24165), affiancando al codice ISIN “tradizionale” nuovi identificativi quali il DTI (Digital Token Identifier) e l’ITIN (International Token Identification Number); (ii) una maggiore cooperazione tra autorità pubbliche e provider privati ; e (iii) lo sfruttamento di tecniche di analisi innovative come i blockchain explorer.
A livello normativo, il documento esamina l’impatto dell’adozione del Digital Finance Package in Europa, osservando come la regolamentazione stia favorendo una progressiva convergenza tra modelli di finanza centralizzata (CeFi) e decentralizzata.
Quanto all’Italia, lo studio richiama l’importanza del Decreto Fintech per l’emissione di strumenti finanziari digitali e cita, quali casi rilevanti: il progetto promosso da Assogestioni con il supporto di Milano Hub e la recente emissione del primo digital bond su blockchain da parte di Cassa Depositi e Prestiti, regolato con moneta di Banca Centrale tramite la soluzione tecnica sviluppata dalla Banca d’Italia.
Gli Autori concludono delineando i contorni di un’iniziativa volta a ridurre le lacune informative sulla materia, articolata in proposte dal profilo operativo (di breve-medio termine) e iniziative di policy statistica (di medio-lungo periodo), al fine di assicurare una copertura completa dei fenomeni finanziari con indicatori stabili e di qualità a supporto dell’analisi e delle decisioni di policy.


