Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria ha pubblicato un nuovo approfondimento che raccoglie una rassegna bibliografica sull’efficacia della vigilanza nel sistema bancario e finanziario, la cui necessità di potenziamento è emersa prepotentemente dalla grande crisi finanziaria 2007-2008.
Da allora, questa lezione è stata infatti un filo conduttore nelle valutazioni ex post dei fallimenti bancari e dei periodi di turbolenza finanziaria, fino alle più recenti turbolenze del marzo 2023: molti autori hanno concluso che, poiché le “debolezze qualitative” delle banche (gestione del rischio e modelli di business difettosi) sono state le cause principali dei fallimenti bancari, i requisiti normativi quantitativi devono essere integrati da misure di vigilanza qualitative tempestive nell’ambito del “processo di vigilanza”.
Sebbene siano stati riconosciuti i progressi compiuti in materia di monitoraggio dei rischi, stress test e analisi dei modelli di business (che sono elementi del processo di vigilanza), permangono ostacoli a una vigilanza efficace, che limitano la volontà e la capacità di agire delle autorità di vigilanza.
La rassegna bibliografica pubblicata intende quindi a sostenere il lavoro del Comitato utilizzando le intuizioni provenienti dal lavoro accademico: tradizionalmente, gli economisti hanno prestato molta meno attenzione alla vigilanza bancaria rispetto alla regolamentazione e molte idee e analisi rilevanti non sono state pubblicate su riviste accademiche, ma condivise in documenti di lavoro, discorsi e documenti politici.
Pertanto, l‘indagine bibliografica copre non solo articoli accademici pubblicati, ma anche un insieme più ampio di fonti, con la conseguenza che non tutti i risultati di questa indagine sono scientificamente validati: tuttavia, riflettono le tendenze osservate o i risultati delle discussioni politiche.
Anche dopo la crisi finanziaria globale alcune banche sono fallite e, sebbene questi fallimenti non fossero paragonabili a quelli della crisi finanziaria globale in termini di impatto sul sistema finanziario e sull’economia, resta da chiarire se le autorità di vigilanza siano sufficientemente efficaci dopo l’attuazione di riforme di ampia portata.
Dopo che alcune turbolenze critiche dei mercati finanziari hanno avuto cause profonde al di fuori del settore bancario (crisi del debito sovrano in Europa nel 2009-2020, pandemia di Covid-19 nel 2020), i fallimenti di diverse banche statunitensi di medie dimensioni e di Credit Suisse nel 2023 hanno ricordato che, nonostante gli enormi progressi compiuti in materia di vigilanza e regolamentazione dopo la crisi finanziaria globale, possono ancora verificarsi fallimenti bancari di portata tale da rappresentare una minaccia sistemica per il sistema bancario.
Sebbene queste turbolenze siano state riportate sotto controllo, in parte grazie a misure straordinarie adottate in stretta collaborazione con le autorità pubbliche competenti e le banche centrali, la sfida rimane: come rendere la vigilanza sufficientemente efficace, non per impedire qualsiasi fallimento bancario, ma per impedire i fallimenti bancari che possono mettere a rischio il sistema finanziario?
I nuovi sviluppi nella conduzione della vigilanza, sia dal punto di vista tecnologico che culturale, sono un altro motivo per cui è opportuno effettuare una rassegna della letteratura sull’argomento: importanti progressi tecnologici, come l’apprendimento automatico (machine learning, ML) e l’intelligenza artificiale (AI), sembrano avere il potenziale per migliorare l’efficacia della vigilanza nel sistema bancario.
La sezione 2 del documento pubblicato delinea un quadro di riferimento per riflettere sull’efficacia della vigilanza, pur riconoscendo che aspetti importanti sono già trattati dai Principi fondamentali di Basilea (BCP): definisce l’efficacia della vigilanza e illustra il concetto come una sorta di “casa dell’efficacia” (house of effectiveness), con diversi componenti o elementi costitutivi.
La sezione 3 descrive i fattori che favoriscono e quelli che ostacolano l’efficacia della vigilanza, che costituiscono le fondamenta della summenzionata “casa”.
Tre diversi strumenti di vigilanza costituiscono i “pilastri” della “casa” e sono descritti nella sezione 4, e comprendono:
- l’identificazione e la valutazione dei rischi
- le misure correttive e l’applicazione delle norme
- la collaborazione e la trasparenza.
Il “tetto” della “casa” è descritto nella sezione 5, che tratta della cultura di vigilanza e della gestione del rischio:
- introducendo il concetto di vigilanza basata sul rischio
- valorizzando gli elementi di una cultura del rischio per la vigilanza
- introducendo il modello delle tre linee come base della gestione del rischio per le autorità di vigilanza
- analizzando le sfide e le potenziali idee per la valutazione dell’efficacia della vigilanza.
La sezione 6 conclude con un elenco di sei aree tematiche emerse dalla rassegna bibliografica pubblicata, come spunti per ulteriori ricerche.