Il FAFT/GAFI ha pubblicato un nuovo rapporto “Complessi schemi di finanziamento della proliferazione e di evasione delle sanzioni“, che evidenzia significative vulnerabilità del sistema finanziario globale, nel contrastare il finanziamento delle armi di distruzione di massa.
Nonostante la grave minaccia rappresentata dal finanziamento della proliferazione, solo il 16% dei paesi valutati dal GAFI ha dimostrato un’efficacia elevata o sostanziale negli 11 Immediate Outcome, ovvero gli 11 criteri FAFT/GAFI che valutano l’efficacia dei sistemi nazionali di prevenzione del riciclaggio e di finanziamento del terrorismo e l’efficacia, in particolare, nell’attuazione di sanzioni finanziarie mirate, adottate dalle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla proliferazione.
Il rapporto sottolinea che il settore pubblico e quello privato devono rafforzare con urgenza, adeguatamente, la conformità tecnica e l’efficacia dei controlli esistenti.
Il rapporto sugli schemi di finanziamento delle armi di distruzione di massa, fornisce, in particolare, un’analisi dettagliata dei metodi e delle tecniche in evoluzione, utilizzati per eludere le sanzioni relative alla proliferazione nucleare, comprese quelle imposte ai sensi della Raccomandazione 7 degli Standard GAFI, nonché di altri regimi nazionali e sovranazionali al di fuori degli Standard GAFI.
Descrive inoltre come le reti di proliferazione si riforniscano di beni, tecnologie e conoscenze a duplice uso, spesso attraverso reti di approvvigionamento e società di facciata, e utilizzino diversi canali finanziari per accedere al sistema finanziario globale.
Sulla base dei dati raccolti dalla Rete Globale del GAFI, il rapporto identifica quattro principali tipologie di elusione delle sanzioni:
- ricorso a intermediari per eludere le sanzioni
- oscuramento delle informazioni sulla titolarità effettiva per accedere al sistema finanziario
- utilizzo di asset virtuali e altre tecnologie
- sfruttamento dei settori marittimo e della navigazione
Per supportare i paesi nella risposta a queste sfide, il rapporto delinea gli ostacoli comuni all’applicazione delle normative e condivide esempi di buone pratiche, come:
- i partenariati pubblico-privati, per migliorare la condivisione delle informazioni
- l’emissione di avvisi dettagliati, per facilitare la presentazione da parte degli istituti finanziari di segnalazioni di attività sospette e di transazioni sospette.
Il rapporto fornisce inoltre una serie di indicatori di rischio pratici per aiutare le autorità competenti e il settore privato a individuare casi di evasione, come l’uso di società fittizie o indirizzi IP non corrispondenti alla posizione geografica dichiarata dal cliente.