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19 Gennaio 2017

Ugo Mattei

Law professor, UC Hastings and and University of Turin

La plutocrazia è il governo dei ricchi. Si tratta di una forma di oligarchia, governo dell’élite. Occupy Wall Street parlava dell’1% contro il 99%. I dati di oggi ci parlano dell’0,1% contro il 99.9%.

Secondo alcuni la plutocrazia è addirittura una forma di tirannia. Theodor Roosevelt, Presidente Repubblicano si trovò all’alba dell’era progressista Americana a fronteggiare lo strapotere dei c.d. robber barons. Disse: “Di tutte le forme della tirannia la meno attraente e la più volgare è la tirannia della ricchezza, la tirannia di una plutocrazia”. Certo siamo lontani anni luce da qualsiasi ideale di democrazia.

Sfogliando un recente studio sulla concentrazione della ricchezza prodotto dal Credit Swiss, in cerca di clienti ricchi, scopriamo che il paese in cui massima è la diseguaglianza fra l’élite di potere ed il popolo è oggi la Russia. Si tratta di un beffardo rimbalzo del socialismo realizzato. In effetti i c.d. oligarchi che circondano Putin sono figure leggendarie della fase successiva la caduta del Muro.

Certo, con l’elezione di Trump gli Stati Uniti sono entrati a pieno titolo fra le plutocrazie realizzate. Tutti i suoi ministri sono miliardari. La politica estera è in mano al CEO di una compagnia petrolifera.

Intendiamoci, non che il costo esorbitante della politica negli Stati Uniti sia una novità. Per le elezioni 2016 le due campagne hanno speso la cifra record di tre miliardi di dollari e già da diversi anni il prezzo dell’elezione in Senato si aggira sui 40 milioni di dollari per un candidato che voglia avere speranze di vittoria.

Con Trump tuttavia si è squarciato il velo dell’ipocrisia clintoniana. E’ come se le corporation possano ora agire in politica direttamente, affidando ai loro uomini più influenti i dicasteri chiave senza più mediazione.

Del resto, i dati che si ricavano da quello stesso rapporto del Credit Swiss sul gigantismo delle corporation statunitensi sono davvero impressionanti. Due fra quelli che mi hanno colpito di più: Wal Mart, il colosso della distribuzione, ha entrate più alte del gettito fiscale del Canada; Black Rock, il gigante finanziario, gestisce più ricchezza del Prodotto Interno Lordo del Giappone…

Subito dopo le elezioni del 2008 sostenni in una trasmissione a Radio Open Source nel Massachusetts che Obama era il corrispondente Statunitense di Gorbachev: l’ultimo interprete di un sistema impossibile da salvare. Nel caso di Gorbachev fu il socialismo realizzato, in quello di Obama la democrazia costituzionale liberale.

La trasformazione plutocratica pare avermi dato ragione. Gorbachev fu seguito da Eltsin, un estremista e la stessa sorte è toccata a Obama con Trump.

La convergenza fra sistema Sovietico e sistema capitalista realizzato fu del resto teorizzata con grande chiarezza da Gui Debord nei suoi Commentari alla Società dello Spettacolo, un classico della letteratura situazionista. Per il “dottore in nulla”, a mio avviso uno degli intellettuali più importanti del secolo scorso, il capitalismo, “spettacolo diffuso” ed il socialismo “spettacolo concentrato” si sarebbero necessariamente fusi in uno “spettacolo integrato”, portatore delle peggiori caratteristiche di entrambi.

Proprio quello spettacolo che si godranno ben presto Putin e Trump in qualche pittoresca Dacia russa.

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