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Giurisprudenza

Indebito arricchimento: le Sezioni Unite sulla sussidiarietà dell’azione

12 Dicembre 2023

Cassazione Civile, Sez. Unite, 05 dicembre 2023, n. 33954 – Pres. Frasca, Rel. Criscuolo

Di cosa si parla in questo articolo

Con sentenza n. 33954 del 5 dicembre 2023 le Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione (Pres. Frasca Raffaele Gaetano Antonio, Rel. Criscuolo), hanno espresso il seguente principio di diritto in ordine al rispetto del principio di sussidiarietà per la proponibilità dell’azione di indebito arricchimento di cui all’art. 2042 c.c..

Ai fini della verifica del rispetto della regola di sussidiarietà di cui all’art. 2042 c.c., la domanda di arricchimento è proponibile ove la diversa azione, fondata sul contratto, su legge ovvero su clausole generali, si riveli carente ab origine del titolo giustificativo. Viceversa, resta preclusa nel caso in cui il rigetto della domanda alternativa derivi da prescrizione o decadenza del diritto azionato, ovvero nel caso in cui discenda dalla carenza di prova circa l’esistenza del pregiudizio subito, ovvero in caso di nullità del titolo contrattuale, ove la nullità derivi dall’illiceità del contratto per contrasto con norme imperative o con l’ordine pubblico.

Come noto, l’azione di indebito arricchimento, secondo quanto previsto dall’art. 2041 c.c., è quell’azione concessa a chi, senza una giusta causa, si sia arricchito a danno di un’altra persona è tenuto, e può essere esperita, nei limiti dell’arricchimento.

In tal senso, l’azione di indebito arricchimento rappresenta un rimedio restitutorio volto a neutralizzare lo squilibrio patrimoniale determinatosi in conseguenza di atti o fatti giuridici tra le sfere patrimoniali di due soggetti, nei limiti in cui l’arricchimento non sia sorretto da una giusta causa.

Tuttavia, l’art. 2042 c.c. precisa che l’azione di indebito arricchimento deve considerarsi un’azione sussidiaria e residuale, nel senso che, nel nostro ordinamento, è proponibile solo ed esclusivamente qualora non vi sia un’altra azione tipica, esperibile nel caso concreto, fondata su contratto, sulla legge, o su clausole di carattere generale (come le domande risarcitorie fondate su responsabilità precontrattuale ed extracontrattuale).

Le Sezioni Unite, precisando i contorni del suddetto art. 2042 c.c., hanno pertanto chiarito che l’azione di ingiustificato arricchimento deve ritenersi preclusa in tutti quei casi in cui:

  • l’azione suscettibile di proposizione in via principale non sia esperibile per un comportamento imputabile all’impoverito, come nei casi di prescrizione e decadenza dall’azione;
  • in caso di nullità del titolo contrattuale, qualora la nullità derivi dall’illiceità del contratto per contrasto con norme imperative o con l’ordine pubblico;
  • quando il rigetto della domanda principale, nel merito, è derivato dal mancato assolvimento di qualche onere cui la legge subordinava la difesa nel suo interesse (ad es. la mancata prova del danno subito in caso di responsabilità contrattuale);

Pertanto, e con specifico riferimento alle azioni risarcitorie fondate su responsabilità precontrattuale o extracontrattuale (oggetto del caso rimesso alle Sezioni Unite), sarà sempre ammissibile la proposizione dell’azione di ingiustificato arricchimento qualora il rigetto della domanda risarcitoria sia ascrivibile a ragioni che consentano di affermare la carenza del titolo posto a fondamento della relativa domanda, come in caso di carenza degli elementi costitutivi della fattispecie legale o in caso di elementi impeditivi.

A contrario, non sarà esperibile in tutti quei casi in cui la domanda non sia sorretta dalla prova, nel merito, dell’esistenza del danno (di natura precontrattuale o extracontrattuale) subito.

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