Banca d’Italia ha recentemente pubblicato uno studio sulle caratteristiche e sull’evoluzione del mercato del “venture capital” in Italia, ossia quel settore che vede fondi d’investimento e anche altre entità non necessariamente finanziarie investire nel capitale di rischio di imprese innovative agli inizi della propria attività economica.
Dallo studio emerge come in Italia il mercato del venture capital non sia particolarmente sviluppato se confrontato con quello delle altre maggiori economie europee: infatti, tra il 2021 ed il 2023, gli investimenti nelle imprese italiane sono stati solo un quinto di quelli effettuati in Francia e Germania.
Tuttavia, viene comunque rilevato come negli ultimi dieci anni il tasso di crescita sia stato significativo: il particolare, in Italia gli investimenti di venture capital sono cresciuti di sette volte, in Francia e Germania solo di tre.
Complessivamente, il mercato italiano del venture capital rimane comunque sottodimensionato e lo studio individua tre principali cause di tale situazione. In primo luogo, emerge come in Italia scarseggino le idee innovative e commercializzabili: infatti, «Italian corporates innovate relatively little» e ciò è dovuto anche alle dimensioni delle imprese stesse, che non dispongono di risorse sufficienti da dedicare alla ricerca e allo sviluppo.
Peraltro, in Italia (come anche negli altri paesi europei) l’innovazione è focalizzata nei settori “mid-tech”, come l’automotive, più che in quelli “high-tech”, come quello informatico e farmaceutico. Ed è facilmente intuibile come l’industria automotive, già matura e con minori prospettive di crescita, risulti poco attraente per il venture capital.
Altra causa del sottodimensionamento del mercato del venture capital è data dal numero e dalle dimensioni limitate di fondi italiani che effettuano investimenti di questo genere.
Infatti, gli investitori istituzionali sono poco coinvolti e gli investimenti pubblici nel settore sono stati avviati in ritardo, se si prendono sempre come metro di paragone Germania e Francia, dove Kreditanstalt für Wiederaufbau in Germania e Banque Publique d’Investissement in Francia sono operative rispettivamente già dal 2011 e dal 2012.
Infine, terza causa del sottodimensionamento del venture capital italiano è data dalla generale difficoltà di exit rispetto all’investimento, a cui si aggiungono la complessità del sistema fiscale e la lunghezza dei tempi della giustizia.