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Giurisprudenza

Efficacia endofallimentare dell’accertamento del credito ai fini dell’ammissione allo stato passivo

18 Gennaio 2019

Carolina Gentile, Dottoranda presso la Scuola di Dottorato “Impresa, Lavoro e Istituzioni” (curriculum di diritto commerciale), Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

Cassazione Civile, Sez. I, 9 agosto 2017, n. 19752 – Pres. Ambrosio, Rel. Di Virgilio

Della riforma della legge fallimentare attuata dal nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza e degli effetti per banche e imprese parleremo nel Convegno del 13 e 14 febbraio. Per maggiori informazioni vedasi la pagina dell’evento indicata tra i contenuti correlati.

Il giudizio di opposizione allo stato passivo costituisce un procedimento strettamente connesso alla procedura fallimentare e, come tale, inteso ad accertare il credito ai soli fini dell’ammissione al passivo. Pertanto, il creditore che intenda agire nei confronti del debitore tornato in bonis dovrà munirsi di un titolo esecutivo, potendo avvalersi della pronuncia di ammissione al passivo solo come prova scritta, ai fini del conseguimento del decreto ingiuntivo, così chiaramente rimanendo preclusa all’accertamento del credito effettuato nella procedura fallimentare la piena efficacia ultrafallimentare.

La sopravvenuta revoca della dichiarazione di fallimento, passata in giudicato, rende improcedibile il giudizio di opposizione allo stato passivo, attesa la natura endofallimentare di detto giudizio, inteso all’accertamento del credito con effetti limitati al concorso allo stato passivo.


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