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Crisi bancarie: Banca d’Italia sulla riforma della risoluzione e liquidazione

31 Ottobre 2022
Di cosa si parla in questo articolo

Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è intervenuto in occasione del Convegno “Le crisi bancarie: risoluzione, liquidazione e prospettive di riforma alla luce dell’esperienza spagnola e italiana”.

L’attuale congiuntura economica, evidenzia Visco, rende particolarmente urgente il completamento e il rafforzamento del complessivo disegno dell’Unione bancaria, che allo stato si fonda sui due soli pilastri dei meccanismi unici di vigilanza e di risoluzione.

La diversità esistente tra le posizioni degli Stati membri ha però fatto emergere con chiarezza l’impossibilità di raggiungere, al momento, un accordo sulla costituzione di un sistema unico di assicurazione dei depositi (European Deposit Insurance Scheme).

Sulla scia delle determinazioni dell’Eurogruppo sul futuro dell’Unione bancaria, la dichiarazione dell’Euro Summit del 24 giugno scorso ha preso pragmaticamente atto del fatto che gli sforzi dovranno per ora concentrarsi sul rafforzamento del quadro comune già esistente per la gestione delle crisi bancarie e del ruolo dei sistemi nazionali di garanzia dei depositi.

Alla luce delle carenze dimostrate dal quadro normativo attuale, e in particolare con riferimento alle crisi delle banche piccole e medie finora escluse dalla risoluzione, questo rafforzamento, da tempo raccomandato dalla Banca d’Italia, è senza dubbio urgente.

Il quadro normativo a oggi vigente, frutto della compresenza della disciplina sovranazionale della risoluzione e delle procedure nazionali di insolvenza, trova evidenti difficoltà nell’offerta di soluzioni soddisfacenti, in particolare riguardo agli intermediari medio-piccoli.

A distanza di sei anni dall’avvio del Meccanismo Unico di Risoluzione, l’esperienza applicativa dimostra che tali banche sono tendenzialmente escluse dal circuito dell’azione di risoluzione: come già ricordato, fino a questo momento solo per tre banche (Banco Popular e filiazioni croata e slovena di Sberbank), l’SRB ha riscontrato la sussistenza dell’interesse pubblico necessario per l’avvio di una procedura di risoluzione.

Nella gran parte dei casi, l’efficacia del processo di gestione della crisi ancora quindi dipende dalle procedure nazionali di insolvenza; queste non sono tuttavia armonizzate e risentono di differenze profonde, che riflettono le diverse tradizioni e sensibilità degli ordinamenti degli Stati membri.

In buona sostanza tali differenze determinano l’assenza di una effettiva parità di condizioni per i creditori delle banche e incidono sulla stessa disponibilità di servizi bancari; anche per i tempi lunghi delle procedure ne possono risultare ingiustificate distruzioni di valore.

Va quindi salutato con favore il dibattito in corso a livello europeo e internazionale sulla necessità di definire strumenti e presidi comuni per la gestione di queste crisi.

Il progetto Unidroit, conclude Visco, sull’insolvenza delle banche medie e piccole – di cui la Banca d’Italia è stata una delle istituzioni promotrici – costituisce un’importante occasione per progredire verso un modello di regolamentazione condiviso a livello internazionale.

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