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Banca d’Italia sul Documento programmatico di finanza pubblica 2025

8 Ottobre 2025
Di cosa si parla in questo articolo

Banca d’Italia ha pubblicato l’audizione alla Camera del Capo del Dipartimento Economia e Statistica, Andrea Brandolini, sul Documento programmatico di finanza pubblica 2025 (DPFP).

L’analisi parte dal contesto internazionale, caratterizzato da forte instabilità. In Italia la situazione economica di famiglie e imprese appare complessivamente solida, pur con alcune aree di vulnerabilità.

La crescita nazionale rimane moderata: per il 2025 si stima un incremento del PIL di circa 0,5%, con un ritmo che nei prossimi anni dovrebbe restare sotto l’1% annuo.

La linea di politica fiscale indicata nel DPFP conferma l’impostazione di prudenza, mantenendo il rispetto degli impegni europei e prevedendo dal 2027 un calo del rapporto debito/PIL.

I risultati del 2024 e le stime per il 2025 appaiono incoraggianti: l’indebitamento netto scenderebbe al 3% del PIL e il saldo primario salirebbe allo 0,9%.

Questo miglioramento è avvenuto senza sacrificare gli investimenti pubblici, oggi su livelli storicamente elevati: tali progressi hanno contribuito a ridurre lo spread con i titoli tedeschi e a favorire l’upgrade dei rating, nonostante il difficile quadro geopolitico.

Il processo di consolidamento resta però esposto a rischi: un repentino rialzo dei tassi o dei premi per il rischio sovrano potrebbe avere effetti negativi su finanziamenti e attività economica.

Inoltre, gli impegni internazionali sul fronte della difesa richiedono maggiori spese che il Documento programmatico di finanza pubblica 2025 copre solo parzialmente.

Per Banca d’Italia, la dinamica della spesa netta andrebbe gestita con margini di sicurezza e privilegiando misure permanenti rispetto a interventi temporanei, che gonfiano il debito senza effetti duraturi.

Una riallocazione del bilancio potrebbe rafforzare crescita e produttività, ad esempio aumentando le risorse per ricerca, istruzione e investimenti, mentre andrebbero razionalizzate le agevolazioni fiscali che frenano la crescita delle imprese e riducono la base imponibile dell’Irpef.

Infine, il completamento del PNRR rappresenta un’occasione decisiva: per un Paese con un alto debito pubblico, la disciplina di bilancio deve accompagnarsi a riforme strutturali capaci di sostenere innovazione e sviluppo.

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