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Euro: occorre una revisione della moneta unica?

28 Novembre 2011

Consultique

28.11.2011 – Germania,  Francia,  Olanda,  Lussemburgo,  Finlandia,  Austria: sono i 6 paesi “forti” tra i 27 UE e i 17 dell’Euro-Zona che vorrebbero cambiare le regole del Vecchio Continente in tema di controllo delle finanze pubbliche. Già nell’ottava precedente si sussurrava di un “piano segreto” franco tedesco per procedere verso un nuovo disegno europeo, da tradurre in un nuovo Trattato, non aperto a tutti ma solo a quegli stati pronti ad impegnarsi su ferree discipline di bilancio e che potrebbe prevedere sanzioni immediate per i paesi inadempienti, controlli sovranazionali e perdita di sovranità per tutti, a cominciare da chi non segue le regole. Solo in questo contesto, Berlino sarebbe disponibile a parlare di EuroBond che allo stato attuale, secondo i tedeschi, non sarebbero la soluzione ma solo la certificazione di un totale contagio europeo. Assieme a questo rifiuto vi è quello di trasformare la BCE in prestatore di ultima istanza, impedendo quindi che un massiccio ricorso alla macchina da stampa possa inondare il mercato di liquidità ma che possa anche provocare una pericolosa fiammata inflazionistica. Questi paesi forti richiedono anche l’intervento diretto di un FMI potenziato da maggiore capacità di “fuoco”, vista la difficile gestione del fondo salva stati EFSF. Sarebbe un modo per velocizzare le misure da applicare specie per Italia e Spagna, paesi per i quali si fanno le prime ipotesi di aiuti internazionali.

 Sul fronte italiano, il governo con lentezza sta cercando di imbastire misure finanziarie che possano contrastare la pericolosa involuzione del paese negli ultimi mesi. L’ultima asta di titoli di stato italiani ha mostrato con grande chiarezza che i mercati non hanno fiducia nell’Italia, i cui BOT ad un anno hanno fissato un rendimento superiore al 6%. Già le scadenze oltre i 2 anni arrivano a pagare oltre il 7%, con una curva dei rendimenti ormai pericolosamente invertita. Sono costi di finanziamento che un paese come l’Italia non può sostenere nel medio lungo periodo. E una zona Euro dove l’Italia rischiasse seriamente di cadere implicherebbe una totale revisione della moneta unica. Il contesto di deterioramento dei conti pubblici e della caduta dei titoli di stato evidenzia anche il cortocircuito tra crisi debitoria e bilanci bancari. Il mercato primario del rifinanziamento a medio e lungo termine è congelato da vari mesi, con una inevitabile ricaduta sulle ipotesi di crescita economica. Il circolo vizioso è chiuso, le banche infatti continuano a mostrare segnali di stress ai massimi livelli, sia sui CDS, sia sui rendimenti dei bond.

La settimana appena conclusa ha confermato in toto la fase di debolezza iniziata nell’ottava precedente. La fase di recupero dei mercati iniziata ad ottobre si è definitivamente arenata nelle difficoltà della zona Euro di uscire dalla crisi del debito. Questo si sta traducendo in una ripresa del ribasso che aveva colpito i mercati ad agosto e settembre e in un tunnel di cali che riguardano asset class diverse (azionario/obbligazionario) ma anche la generalità delle aree geografiche, non lasciando nulla di immune. La tipica fase insomma delle crisi finanziarie in cui le correlazioni tendono a 1.

In questo contesto, l’S&P 500 vede, sul breve termine, la rottura al ribasso del supporto chiave a 1200-1220. Come già espresso nel precedente articolo, questa violazione può portare, con step successivi, ad un retest dei minimi del 2011 (area 1100-1120). L’indice si trova ora sul supporto intermedio in area 1160, con davanti a sé le resistenze (gli ex-supporti) a 1200-1220. Nel medio lungo periodo, l’indice ha un outlook che permane impostato al ribasso, con le quotazioni che si trovano ad aver violato la media mobile a 12 mesi. Debolezza accentuata anche per il Dax che rompe al ribasso il supporto a quota 5700, avendo ora a sostegno un supporto intermedio a 5400 e poi l’area dei minimi del 2011 (5000-5100). Nuovamente si pone l’attenzione sui supporti indicati per i due indici azionari. Sulle altre asset class si confermano i segnali dell’ottava precedente: ancora una netta debolezza dell’Euro, che rompe quota 1,34 e punta verso area 1,29, per il Bund tedesco e per i bond emergenti: sembrano non esserci “isole felici”. Lo stesso oro infatti è in una fase poco tonica.

 

 

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