L’integrazione dell’analisi degli scenari ambientali nell’analisi di resilienza dell’ente creditizio, come richiesta dalle recenti linee guida EBA è essenziale per valutare se l’ente sia effettivamente in grado di sostenere nel tempo la propria direzione strategica e la propria redditività anche in condizioni avverse, considerando in modo esplicito le trasformazioni del contesto economico, climatico e regolamentare che possono incidere sul modello di business.
Si ricorda che l’integrazione dell’analisi degli scenari ambientali in quella di resilienza, nonché nelle strategie di business dell’ente, verrà trattata, fra gli altri temi, nell’ultima relazione del nostro webinar del 22 gennaio 2026 “Analisi degli scenari ambientali: nuove linee guida EBA“.
In base alle citate linee guida, e come primo passaggio, l’ente deve infatti sviluppare un’analisi approfondita del contesto in cui opera, includendo l’evoluzione attesa dei fattori ambientali rilevanti in un orizzonte temporale prevedibile, così da comprendere non solo i rischi fisici e di transizione, ma anche le interazioni sistemiche tra settore finanziario ed economia reale che potrebbero manifestarsi nel tempo.
Su questa base conoscitiva, l’ente definisce uno scenario di riferimento interno che rappresenta l’evoluzione ambientale ritenuta più probabile, scenario che, pur prendendo le mosse dallo scenario di base utilizzato nelle prove di stress, viene esteso su un orizzonte di lungo periodo e può quindi discostarsi in misura significativa dalla mera prosecuzione delle tendenze storiche osservabili.
Accanto allo scenario di riferimento, l’analisi di resilienza richiede la costruzione di una pluralità di scenari alternativi, distinti e plausibili, concepiti per esplorare una gamma ampia di traiettorie ambientali future, così da mettere alla prova la solidità della strategia dell’ente anche in contesti caratterizzati da shock climatici più intensi o da transizioni disordinate.
Parallelamente all’analisi del contesto e degli scenari ambientali, sempre in base alle linee guida, l’ente è tenuto a esaminare in modo strutturato le caratteristiche del proprio modello di business, includendo la redditività sottostante, le attività e le passività, la struttura di finanziamento, la posizione competitiva, i principali fattori di successo e le dipendenze più rilevanti, al fine di comprendere dove il modello risulti maggiormente esposto o resiliente rispetto ai rischi ambientali.
Combinando l’analisi degli scenari con quella delle fonti di redditività del modello di business, l’ente deve sviluppare proiezioni della redditività corretta per il rischio e di altri parametri significativi, inclusi quelli ambientali, su un orizzonte temporale di almeno dieci anni, replicando tali proiezioni sia nello scenario di riferimento sia nei diversi scenari alternativi per verificare la tenuta complessiva della strategia.
L’analisi deve inoltre essere articolata su più orizzonti temporali coerenti tra loro, consentendo stime più puntuali nel breve periodo e utilizzando, per gli orizzonti più lunghi, intervalli di valori che riflettano l’aumento dell’incertezza legata all’evoluzione dei fattori ambientali e macroeconomici.
Dal punto di vista metodologico, l’ente è chiamato a utilizzare un’ipotesi di portafoglio dinamico vincolato, coerente con la strategia esistente e con gli obiettivi del piano di cui all’art. 76, paragrafo 2, della Direttiva 2013/36/UE (CRD), potendo affiancare a tale approccio anche simulazioni basate su un portafoglio dinamico che incorpori sia l’evoluzione degli scenari ambientali sia le risposte strategiche attese.
L’analisi di resilienza pertanto, arricchita dall’analisi degli scenari ambientali, deve consentire all’ente di valutare la fattibilità del proprio modello di business e la sostenibilità della strategia in ciascuno degli scenari considerati, fornendo una base informativa solida per eventuali decisioni di adeguamento strategico, incluso il piano di transizione, al fine di garantire una resilienza effettiva anche in contesti ambientali fortemente avversi.
Analisi degli scenari e strategie creditizie
L’analisi degli scenari climatici non è uno strumento di esclusione geografica o settoriale dal credito, ma un presidio prospettico che consenta alla banca di comprendere in anticipo come l’evoluzione dei rischi fisici e di transizione possa incidere sulla sostenibilità del proprio modello di business e sulla qualità delle esposizioni nel tempo.
Ad esempio, se l’analisi di scenario evidenzia un orizzonte strutturalmente negativo per una determinata area geografica in cui si concentra una parte rilevante delle esposizioni creditizie dell’ente stesso verso le imprese, questo risultato non implica automaticamente l’obbligo di ridurre o dismettere tali esposizioni, ma impone alla banca di interrogarsi sulla coerenza tra strategia creditizia, profilo di rischio e capacità di gestione di quegli impatti avversi: l’aspettativa di vigilanza non è quella che la banca “esca” da territori o settori esposti, bensì che dimostri di aver compreso come i fattori climatici negativi possano tradursi in un deterioramento della capacità di rimborso, del valore delle garanzie o della redditività delle controparti, e di aver integrato tali evidenze nei processi di risk appetite, di pianificazione strategica e di allocazione del capitale.
In questo quadro, una possibile risposta non è la riduzione indiscriminata del credito, ma una riallocazione più selettiva e consapevole, che può tradursi:
- in un rafforzamento delle condizioni di concessione per i nuovi finanziamenti
- in una maggiore differenziazione del pricing per il rischio
- in richieste di piani di adattamento o di transizione alle imprese finanziate
- in un maggiore utilizzo di strumenti di mitigazione del rischio.
Le linee guida EBA richiedono peraltro di tenere conto dei cicli di retroazione e dei possibili effetti di esclusione finanziaria, riconoscendo esplicitamente che un disimpegno troppo rapido del settore bancario da aree o settori colpiti dai cambiamenti climatici potrebbe amplificare le perdite economiche e ridurre la capacità dell’economia reale di investire nella transizione o nell’adattamento climatico.
Proprio per questo, l’analisi di scenario dovrebbe supportare una gestione dinamica e graduale del portafoglio, coerente con la strategia dell’ente, nella quale valutare se e in che misura continuare a operare in aree geografiche a rischio, accompagnando le imprese più solide nei loro percorsi di adattamento.
In sintesi, l’orizzonte climatico avverso emerso dagli scenari aumenta il livello di attenzione richiesto alla banca nel dimostrare che il proprio modello di business, le politiche creditizie e le scelte strategiche restano sostenibili, resilienti e coerenti con una gestione prudente dei rischi nel medio e lungo periodo.

