Banca d’Italia ha recentemente pubblicato uno studio (Questioni di Economia e Finanza n. 932) che analizza uno scenario di frammentazione del commercio globale nel quale vi sono barriere commerciali che impediscono il commercio di alcuni prodotti tra due blocchi di paesi contrapposti guidati, da un lato, dagli Stati Uniti e, dall’altro, dalla Cina.
Attraverso l’utilizzo di un modello di equilibrio economico generale, lo studio valuta l’impatto delle restrizioni sul benessere dei consumatori e sulla riorganizzazione delle catene globali del valore.
Dall’analisi emergono alcuni spunti interessanti.
Sebbene la frammentazione commerciale sia destinata ad incidere sul benessere dei blocchi coinvolti, il livello complessivo di integrazione economica globale non sembra destinato a crollare drasticamente: le simulazioni, infatti, mostrano solo una lieve riduzione delle misure di integrazione nelle catene globali del valore, in linea con i dati recenti.
L’impatto, tuttavia, varia tra i blocchi: quello orientale riduce sostanzialmente la partecipazione alle reti produttive globali, con esportazioni più orientate al commercio tradizionale; quello occidentale segue una tendenza simile, ma meno marcata.
L’apertura commerciale, invece, aumenta per i Paesi neutrali, poiché questi attirano il commercio deviato tra i due blocchi rivali, soprattutto nei prodotti colpiti dalle restrizioni commerciali.
Le catene di approvvigionamento si regionalizzano: il calo dei flussi commerciali provenienti dal blocco opposto è compensato da produzioni interne e importazioni da alleati più vicini.
Anche se i flussi diretti di prodotti colpiti dalle restrizioni diminuiscono, quelli indiretti – incorporati in altri beni – continuano a raggiungere i mercati soggetti a restrizioni tramite Paesi terzi neutrali.
Ciò suggerisce che le restrizioni commerciali standard potrebbero non riuscire del tutto a eliminare le dipendenze, poiché i prodotti trovano vie alternative attraverso la struttura complessa delle catene globali del valore.