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Sul regime tributario del c.d. azionariato popolare

23 Ottobre 2025

Angelica Chiara Tazzioli, Dottoranda di ricerca in diritto tributario – Università degli Studi di Milano-Bicocca

Di cosa si parla in questo articolo

Con la risposta a interpello n. 147/2025, l’Agenzia delle entrate ha fornito chiarimenti in merito all’applicabilità del regime tributario del c.d. azionariato popolare previsto dall’art. 51, comma 2, lett. g) del TUIR, in relazione all’assegnazione di azioni ai dipendenti di una Società multinazionale, nel quadro di un piano di azionariato diffuso.

L’istanza in questione aveva ad oggetto la valutazione della conformità di un piano di azionariato diffuso predisposto dalla Società Istante rispetto ai requisiti fissati dall’art. 51, comma 2, lett. g), nella parte in cui si statuisce che non concorre a formare il reddito di lavoro dipendente il valore delle azioni offerte alla generalità dei dipendenti per un importo complessivo non superiore, nel periodo d’imposta, ad euro 2.065,83.

Ad avviso dell’Istante, non sarebbe ostativo, a tal fine, l’esplicita esclusione dal piano dei dipendenti a tempo determinato e i direttori generali e dirigenti con responsabilità strategiche, alla luce del fatto che, nel caso specifico, si realizzerebbe ugualmente il requisito della “generalità dei dipendenti”.

La Società Istante riteneva, infatti, che la predetta esclusione non compromettesse l’accesso al beneficio fiscale in parola, posto che l’estromissione di specifiche categorie di lavoratori è possibile purché non sia motivata da finalità elusive ovvero discriminatorie e che non contrasti con la ratio della disposizione.

L’Agenzia delle entrate ha condiviso la soluzione prospettata dalla contribuente.

In via preliminare, l’Ufficio ha ribadito che lo scopo perseguito dalla norma è quello di favorire ed incentivare l’azionariato diffuso tra i dipendenti dell’ente e, mediante quest’ultimo, la partecipazione dei dipendenti alla vita sociale dell’impresa per la quale prestano la propria opera lavorativa.

Nel descritto contesto, la nozione di “generalità” ricomprende le categorie di dipendenti, intendendo non solo le categorie civilistiche (come dirigenti, quadri, operai) ma, in via estensiva, anche i dipendenti che svolgono le medesime mansioni.

Per quanto concerne, invece, l’esclusione dal piano dei direttori generali e dei dirigenti con responsabilità strategiche, l’Amministrazione finanziaria ha ritenuto che essa rispondesse ad attestate necessità di policy aziendale (ovverosia, mantenere l’uniformità con le politiche di remunerazione adottate dalla Società), che sono sottoposte ai controlli del TUF e del regolamento emittenti e che sono subordinate alla approvazione dall’Assemblea degli Azionisti. 

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