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Riforma fiscale 2023: tutte le novità

11 Aprile 2023
Di cosa si parla in questo articolo

Lo scorso 16 marzo, il Consiglio dei Ministri ha approvato un Disegno di Legge di delega al Governo per la riforma fiscale 2023.

Il Governo è delegato ad adottare, entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge delega, uno o più decreti legislativi recanti la revisione del sistema tributario al fine di attuare la riforma fiscale 2023.

Gli obiettivi della riforma fiscale 2023

In particolare, gli obiettivi individuati nel disegno di legge per la riforma fiscale 2023 possono essere riassunti come di seguito:

  • incoraggiare la crescita economica e la natalità mediante l’aumento dell’efficienza dei tributi e attraverso la diminuzione del carico fiscale, anche con lo scopo di supportare i nuclei famigliari, i lavoratori e le imprese;
  • prevenire e diminuire l’evasione e l’elusione fiscale;
  • razionalizzare e rendere più semplice il sistema tributario;
  • semplificare gli oneri dichiarativi e di versamento in capo ai contribuenti.

Le novità della riforma fiscale 2023

La revisione dell’aliquota IRPEF

Il sistema attuale dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF) presenta diverse criticità, tra cui una forte erosione della base imponibile a causa della tassazione proporzionale applicata ad alcune categorie di reddito e l‘esistenza di molte spese fiscali che rendono il sistema complesso e difficile da controllare per l’Amministrazione.

Per affrontare queste problematiche, la delega prevede una revisione organica e complessiva dell’IRPEF che rispetti il principio di progressività e punti verso un sistema ad imposta unica. Questa revisione prevede un riordino delle deduzioni dalla base imponibile, degli scaglioni di reddito e delle aliquote di imposta, delle detrazioni dall’imposta lorda e dei crediti d’imposta, con particolare attenzione alla composizione del nucleo familiare, ai costi sostenuti per la crescita dei figli, alla tutela della casa, della salute, dell’istruzione e della previdenza complementare. L’obiettivo è anche quello di migliorare l’efficienza energetica e ridurre il rischio sismico del patrimonio edilizio esistente.

In particolare le novità della riforma fiscale 2023 per quanto riguarda l’IRPEF prevedono:

  • l’individuazione di un’unica fascia di esenzione fiscale e un onere impositivo uguale per tutte le categorie di reddito prodotto;
  • l’equiparazione tra redditi da lavoro dipendente e pensione;
  • la deducibilità delle spese sostenute per il reddito da lavoro dipendente e assimilato, anche in misura forfettizzata.
  • la deduzione per tutti i contribuenti dei contributi previdenziali obbligatori in sede di determinazione del reddito di categoria e, in caso di incapienza, potranno dedurre l’eccedenza dal reddito complessivo.
  • l’applicazione di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e relative addizionali, con un’aliquota agevolata su una base imponibile commisurata all’incremento del reddito del periodo d’imposta rispetto al reddito di periodo più elevato tra quelli relativi ai tre periodi d’imposta precedenti.

Le previsioni della riforma fiscale del 2023 mirano all’eliminazione delle differenze attualmente esistenti tra i trattamenti fiscali dei redditi delle diverse categorie. Ciò è dovuto alle particolari modalità di determinazione dell’imponibile fiscale e dei benefici attribuibili a ciascuna categoria, che generano un carico fiscale diverso a seconda della specifica categoria reddituale. L’obiettivo della riforma è quindi quello di rendere il sistema fiscale più equo e giusto, eliminando le disparità tra le diverse categorie di reddito.

La previsione di una flat tax incrementale

Sempre in materia di IRPEF si intende eliminare le differenze esistenti tra le diverse categorie di reddito, che attualmente generano un carico fiscale diverso a seconda della specifica categoria reddituale. Per raggiungere questo obiettivo, si prevede di sostituire le aliquote per scaglioni di reddito con un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e relative addizionali, con aliquota agevolata, su una base imponibile pari alla differenza tra il reddito del periodo d’imposta e il reddito di periodo più elevato tra quelli relativi ai tre periodi d’imposta precedenti, la cosiddetta “flat tax incrementale”. Inoltre, si potrebbero stabilire dei limiti al reddito agevolabile.

Anche per i titolari di reddito di lavoro dipendente si prevede un trattamento fiscale agevolato per l’incremento reddituale del periodo d’imposta rispetto a quello del precedente periodo d’imposta, con l’introduzione di un regime fiscale particolare.

Principi per il graduale superamento dell’IRAP

La delega al Governo prevede una completa riforma dell’IRAP, mirata ad abolire questa tassa e a sostituirla con una sovraimposta IRES che garantisca un gettito fiscale equivalente per finanziare le necessità del sistema sanitario nazionale e delle Regioni che presentano squilibri di bilancio o sono sotto programmi di rientro. La nuova sovraimposta IRES seguirà le stesse regole dell’IRES, con l’eccezione delle regole per il riporto delle perdite, e sarà ripartita tra le Regioni sulla base dei criteri attualmente in vigore per l’IRAP.

Sarà introdotto un regime speciale per gli enti non commerciali e le amministrazioni pubbliche, che seguono il regime “retributivo”. L’abolizione dell’IRAP avverrà gradualmente, dando priorità alle società di persone e alle associazioni tra artisti e professionisti, mentre in una fase successiva verrà estesa anche alle società di capitali.

Novità in materia IRES

L’articolo 6 della legge delega il Governo a revisionare il sistema di tassazione sui redditi delle società e degli enti, basato sulla riduzione dell’aliquota IRES qualora vengano rispettate determinate condizioni entro i due periodi d’imposta successivi a quello in cui è stato generato il reddito. Le condizioni richiedono che una parte del reddito sia impiegata in investimenti, soprattutto in quelli qualificati, e in nuove assunzioni, e che gli utili non siano destinati a fini estranei all’attività d’impresa. L’obiettivo di questa riduzione dell’aliquota è quello di aumentare la competitività delle imprese e attrarre investimenti esteri, creando ulteriore ricchezza per il Paese.

La condizione relativa agli investimenti mira a favorire la crescita economica e l’incremento dell’occupazione, soprattutto per i soggetti più vulnerabili, come le persone con disabilità, senza interferire con i regimi di decontribuzione esistenti. In questo caso, a differenza dei soliti incentivi fiscali, la riduzione dell’aliquota precede l’effettuazione degli investimenti. Tuttavia, gli investimenti devono essere effettuati entro i due periodi d’imposta successivi a quello in cui è stato prodotto il reddito assoggettato a imposizione con aliquota ridotta.

La condizione relativa all’accantonamento degli utili mira a favorire la patrimonializzazione delle imprese, riducendo lo squilibrio tra il capitale di rischio e quello di debito. Nel caso in cui una o entrambe le condizioni non siano rispettate entro il biennio stabilito, il reddito in questione sarà soggetto ad una aliquota maggiorata rispetto a quella ordinaria e a quella ridotta già applicata.

Le novità della riforma fiscale 2023 in materia IVA

Per quanto riguarda la riforma dell’IVA, la delega al Governo prevede:

  • la revisione dei presupposti dell’IVA per renderli più aderenti alla normativa dell’Unione europea, eliminando gli elementi di disallineamento presenti nella normativa nazionale rispetto alle definizioni recate dalla Direttiva IVA;
  • la revisione delle norme di esenzione, anche individuando eventuali ipotesi in cui consentire ai contribuenti di optare per l’imponibilità;
  • la razionalizzazione del numero e della misura delle aliquote IVA, con la previsione di due aliquote ridotte non inferiori al 5%, un’aliquota ridotta inferiore a tale misura e un’aliquota zero;
  • la revisione della disciplina della detrazione per renderla maggiormente aderente all’effettivo utilizzo dei beni e dei servizi impiegati nella effettuazione di operazioni soggette all’imposta;
  • la razionalizzazione della disciplina del Gruppo IVA al fine di semplificare le misure previste per l’accesso e l’applicazione dell’istituto, con la revisione dei criteri e delle condizioni per l’esercizio della relativa opzione.
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