La Commissione giuridica del Parlamento europeo ha approvato il 13 ottobre la propria posizione sulla proposta di regolamento, parte del c.d. pacchetto Omnibus, che introduce una serie di modifiche alle Direttive CSRD e CSDDD, relativamente agli obblighi di rendicontazione in materia di sostenibilità e di due diligence per le imprese.
L’approvazione odierna segue alla proposta del 26 febbraio della Commissione UE: oltre alle norme che semplificano i requisiti di due diligence e la rendicontazione in materia di sostenibilità, il pacchetto comprendeva altresì un rinvio dell’applicazione di tali norme per alcune imprese, che è stato approvato dal Parlamento europeo con procedura d’urgenza nell’aprile 2025.
Se il Parlamento approverà il mandato della commissione nella prossima sessione plenaria, il Parlamento e il Consiglio UE dovrebbero avviare i negoziati sul testo definitivo della legislazione il 24 ottobre.
Di seguito, in sintesi, le novità approvate dalla Commissione parlamentare UE.
Riduzione della rendicontazione di sostenibilità
La Commissione, nella propria proposta legislativa, aveva inizialmente proposto di ridurre dell’80% il numero di imprese tenute a presentare relazioni sociali e ambientali, mentre il Parlamento UE intende ridurre ulteriormente l’ambito di applicazione della rendicontazione di sostenibilità, per coprire solo le imprese con più di mille dipendenti in media e un fatturato annuo netto superiore a 450 milioni di euro.
Ciò si applicherebbe anche alla rendicontazione di sostenibilità ai sensi delle norme sulla tassonomia (ossia una classificazione degli investimenti sostenibili).
Per le imprese non più soggette alle norme, la rendicontazione sarebbe volontaria, in linea con le linee guida della Commissione.
Per evitare che le grandi imprese trasferiscano i propri obblighi di rendicontazione ai loro partner commerciali più piccoli, questi ultimi non sarebbero autorizzati a richiedere informazioni che vadano oltre gli standard volontari.
Anche la rendicontazione settoriale diventerebbe volontaria e gli attuali standard di rendicontazione sulla sostenibilità sarebbero ulteriormente semplificati, con particolare attenzione alle informazioni quantitative e alla riduzione degli oneri amministrativi e finanziari.
La Commissione istituirebbe inoltre un portale digitale per le imprese con accesso gratuito a modelli, linee guida e informazioni su tutti i requisiti di rendicontazione dell’UE a integrazione del punto di accesso unico europeo.
Due diligence solo per le grandi imprese e nessuna responsabilità dell’UE
Secondo il Parlamento, le norme di due diligence che impongono alle imprese di prevenire e limitare il loro impatto negativo sui diritti umani e sull’ambiente dovrebbero applicarsi soltanto:
- alle grandi imprese dell’UE con più di 5.000 dipendenti e un fatturato netto annuo superiore a 1,5 miliardi di euro
- alle imprese straniere con un fatturato netto nell’UE superiore alla stessa soglia.
Anziché richiedere sistematicamente ai propri partner commerciali le informazioni necessarie per le loro valutazioni di due diligence, le imprese dovranno adottare un approccio basato sul rischio, per cui richiederanno le informazioni necessarie solo quando sia possibile un impatto negativo sulle attività dei loro partner commerciali.
Nel caso di imprese che non rientrano nell’ambito di applicazione delle norme, ciò sarebbe possibile solo come ultima risorsa.
Le imprese sarebbero comunque tenute a preparare un piano di transizione che allinei la loro strategia a un’economia sostenibile e all’accordo di Parigi.
In ogni caso, le imprese saranno responsabili dei danni causati dalla violazione degli obblighi di due diligence ai sensi della legislazione nazionale, piuttosto che a livello dell’UE: l’ammontare massimo delle sanzioni per le aziende inadempienti sarebbe pari al 5% del loro fatturato globale, e la Commissione e gli Stati membri dell’UE dovrebbero fornire orientamenti alle autorità nazionali in merito a tali sanzioni.