Il Parlamento UE ha approvato il 10 settembre 2025 una risoluzione per agevolare il finanziamento di investimenti e di riforme per stimolare la competitività europea e creare un’Unione dei mercati dei capitali, sulla base della relazione Draghi“The future of European competitiveness” (Il futuro della competitività europea).
La risoluzione invita Commissione e Stati membri ad adottare misure legislative rapide e coordinate per completare l’Unione dei mercati dei capitali, ridurre le barriere nazionali e mobilitare in modo più efficiente il risparmio privato europeo: un mercato dei capitali più integrato e liquido è considerato essenziale per la competitività globale dell’UE, la crescita delle PMI e l’indipendenza strategica in settori critici.
Considerando che la relazione Draghi, in particolare:
- ha evidenziato gravi carenze rispetto alla competitività generale dell’economia europea e la carente crescita della produttività, indicando come soluzione la capacità di attrarre investimenti, anche attraverso lo sblocco di capitali privati, con la creazione dell’Unione dei risparmi e degli investimenti
- ha stimato la necessità di un minimo di 750-800 miliardi di EUR di investimenti annui supplementari per rilanciare la crescita sostenibile, ripristinare la produttività, sostenere la competitività, promuovere l’innovazione, supportare la transizione energetica, rafforzare la leadership nelle tecnologie digitali, conseguire gli obiettivi sociali e ambientali e aumentare la difesa e la sicurezza, nonché ridurre le dipendenze dell’Unione; che tale importo corrispondeva al 4,4–4,7 % del PIL dell’UE nel 2023
- ha rilevato che, negli ultimi 50 anni, non è stata creata nessuna nuova società che abbia una capitalizzazione di mercato superiore a 100 miliardi di EUR, mentre nello stesso periodo negli Stati Uniti sono state create sei società valutate per oltre mille miliardi di dollari
- che nel 2022 i risparmi delle famiglie nell’UE sono stati pari a 1.390 miliardi di EUR, rispetto agli 840 miliardi di EUR negli Stati Uniti.
In sintesi, il parlamento, sulla base della relazione Draghi e l’attuale congiuntura del mercato UE e della situazione internazionale (dazi, guerre commerciali e conflitti internazionali) individua una serie di criticità strutturali: i mercati dei capitali, in particolare, restano frammentati tra Stati membri, con differenze marcate in materia di insolvenza, tassazione e requisiti di quotazione.
Questa frammentazione limita la liquidità e ostacola le imprese, soprattutto le PMI e le startup, che incontrano difficoltà ad accedere a capitali di rischio e spesso scelgono di trasferirsi all’estero.
A ciò si aggiunge la scarsa alfabetizzazione finanziaria della popolazione europea, che riduce la capacità di indirizzare i risparmi verso strumenti a medio-lungo termine, privilegiando depositi a basso rendimento: anche le assicurazioni e i fondi pensione non sono ancora sfruttati appieno come investitori istituzionali a sostegno dell’economia reale.
Sul piano delle soluzioni, il Parlamento indica diverse linee di intervento:
- accelerazione dell’integrazione dei mercati dei capitali, con una maggiore armonizzazione dei quadri fiscali e delle procedure di insolvenza
- semplificazione delle procedure di quotazione
- riduzione dei costi di conformità
- la Commissione, BEI e BCE, che dovranno promuovere la supervisione integrata e la cooperazione transfrontaliera tra i mercati finanziari: solo una governance solida, con regole comuni e una sorveglianza coordinata, può sostenere l’ambizione di un vero mercato unico dei capitali, capace di attrarre investitori anche al di fuori dell’Unione
- rafforzamento del ruolo delle autorità europee, in particolare di ESMA, che potrebbe assumere poteri di vigilanza diretta sui mercati transfrontalieri, e di EIOPA
- migliorare l’accesso delle PMI ai mercati dei capitali: occorre rendere più attrattivi i mercati di crescita, ridurre gli obblighi informativi sproporzionati e facilitare la raccolta di capitale anche per imprese innovative di piccola dimensione
- mobilitare i risparmi privati attraverso strumenti semplici e trasparenti, come i piani individuali di risparmio a lungo termine o i fondi pensione paneuropei (PEPP): in tale contesto si propone la creazione di marchi europei (“Finance Europe”, “Made in Europe”) per rafforzare la fiducia dei risparmiatori
- attenzione alla finanza sostenibile: diviene essenziale integrare pienamente i criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nella normativa finanziaria europea e nei nuovi strumenti di investimento, sostenendo così una crescita rispettosa dell’ambiente e dei principi etici
- un uso più efficiente delle risorse pubbliche: i fondi UE dovrebbero fungere da leva per attrarre capitali privati, anche mediante garanzie di bilancio, strumenti innovativi di condivisione del rischio e partenariati pubblico-privati
- destinare almeno il 3% del PIL europeo a ricerca e sviluppo, quale prerequisito per stimolare innovazione e digitalizzazione
- maggiore tutela degli investitori al dettaglio, con più trasparenza sui costi dei prodotti finanziari, l’adozione di standard elevati per i prodotti sostenibili ai sensi del Regolamento SFDR e misure efficaci di contrasto al greenwashing
- importanza dello Stato di diritto e della stabilità normativa sono condizioni essenziali per attrarre investimenti, poiché assicurano prevedibilità e fiducia.