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Editoriali

Crisi, transizioni e ruolo delle banche nel rinnovamento del tessuto economico e sociale

27 Febbraio 2023

Patrizia Grieco

Presidente MPS

La storia economica e sociale ci insegna che le crisi e le transizioni sono fenomeni ricorrenti. Emergenze inattese, innovazioni tecnologiche e culturali hanno spesso sconvolto gli equilibri preesistenti, richiedendo anche alle imprese di affrontare sfide inedite e di sviluppare nuove tecniche di gestione del cambiamento. In questo contesto, la capacità di adattamento e di innovazione è stata, e continua ad essere, una delle chiavi del successo. Una società resiliente si dimostra in grado di trasformare le sfide in opportunità, di sviluppare nuove strategie e di cogliere le occasioni proposte dai cambiamenti.

Se gli insegnamenti della storia sono utili alla lettura dei problemi del presente, non può tuttavia ignorarsi che il contesto attuale presenta una maggiore complessità, con diversi fattori di discontinuità che vengono a convergere: alle crisi climatiche e geopolitiche si sovrappone un’evoluzione di paradigma tecnologico basato su tecnologie “disruptive” (DLT e intelligenza artificiale in primis), che si apprestano a essere integrate nei processi produttivi e nelle dinamiche sociali. In questo contesto, si avverte un ritardo di adeguamento da parte delle istituzioni politiche, sia a livello nazionale che internazionale.

Sensibilità per la tutela ambientale, nuove tecnologie, mercati finanziari e gli stessi principali fattori di traino dell’economia sono elementi che si collocano oggi in una più ampia dimensione globalizzata, aprendo nuovi scenari di potenziale conflitto, tanto a livello nazionale quanto sul piano delle relazioni tra Stati. Questi cambiamenti possono giungere a scuotere il tessuto economico e sociale di tutti i Paesi, compromettendo l’approvvigionamento delle risorge energetiche, alterando l’allocazione dei fattori produttivi e favorendo la disuguaglianza nella distribuzione delle risorse.

In uno scenario instabile e complesso quale quello presente, riacquistano un ruolo centrale, in un’ottica di sviluppo virtuoso del mercato, i valori di prossimità e “territorialità”, in quanto suscettibili di mitigare i rischi del cambiamento e di stabilizzare le relazioni sociali ed economiche.  L’attività bancaria continua a svolgere un ruolo essenziale per la collettività, assicurando alle imprese il capitale necessario per l’esercizio delle rispettive attività e, quindi, favorendo lo sviluppo dell’economia. In un contesto di transizione, il ruolo istituzionale proprio degli intermediari bancari viene a comprendere il dovere di identificare tempestivamente le nuove opportunità e di realizzare i rinnovati bisogni della società.

Lo sviluppo di prospettive orientate al lungo periodo nei rapporti con la clientela rende necessaria una riorganizzazione dell’operatività delle banche, sia a livello culturale sia in termini di ordinamento d’impresa. A questo proposito, una corretta attività di valutazione del merito creditizio deve dispiegarsi secondo logiche in grado di valorizzare in un’ottica dinamica la capacità di affrontare le trasformazioni richieste e di sostenere i rilevanti investimenti, in tecnologia, capitale umano, innovazioni organizzative, necessari per affrontare le nuove sfide.

Per raggiungere un obiettivo di questa portata occorre uno sforzo quanto più possibile coordinato e sistematico, capace di integrare il ruolo istituzionale proprio delle banche in un contesto di sviluppo adeguato e mirato del mercato dei capitali. Le trasformazioni in corso sollecitano l’offerta di adeguati e diversificati strumenti di finanziamento e servizi di consulenza personalizzati, nel più ampio quadro di un mercato finanziario integrato, diversificato ed efficiente. Solo grazie a una transizione di questi tipo sarà possibile raggiungere le economie di scala necessarie per garantire dei costi competitivi ai servizi, un’adeguata liquidità per le attività e un costo del capitale sostenibile.

Rispetto a questi profili, il sistema bancario italiano sconta una condizione di ritardo strutturale, ma ciò non significa che la situazione sia irrecuperabile. La reazione alla crisi del 2008-2011, seppur attraverso un percorso di ristrutturazione doloroso e complesso, ha gettato fondamenta adeguate a sostenere un processo di sviluppo solido. Grazie a queste basi, il sistema bancario ha potuto affrontare con successo le conseguenze della pandemia, svolgendo un ruolo strategico nell’attività di sostegno alla domanda di credito danneggiata dalla fase di forzato lockdown e amplificando l’effetto delle politiche pubbliche sull’economia.

Al fine di potenziare la competitività dell’Italia, è necessario rivedere il quadro normativo e regolamentare vigente, eliminando quei vincoli e restrizioni che ci pongono in una posizione di svantaggio rispetto ai sistemi europei e internazionali più dinamici. In particolare, la carenza di competitività rappresenta un ostacolo per le grandi imprese italiane con forte potenziale di crescita, che spesso decidono di spostare la sede sociale o di quotazione all’estero, impoverendo il mercato e il tessuto economico-sociale del nostro paese. È fondamentale intervenire in modo tempestivo per prevenire questa emorragia di risorse e creare un ambiente favorevole alla crescita delle imprese e alla prosperità del nostro Paese.

Nella prospettiva di un concreto sviluppo del sistema bancario italiano, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta una significativa opportunità da cogliere, non solo per l’ingente quantità di risorse disponibili, ma soprattutto perché si tratta di un’occasione per far progredire sul piano culturale le modalità operative delle banche, la cui attività d’impresa deve muovere oltre i limiti canonici della mera erogazione creditizia. In effetti, le banche hanno a disposizione un bagaglio di possibilità, strumenti e competenze suscettibili di sfruttamento per svolgere un ruolo di raccordo tra la Pubblica Amministrazione e le imprese (in specie quelle meno strutturate sul piano dimensionale e organizzativo). A fronte di una scarsa efficienza dei processi decisionali pubblici è auspicabile lo svolgimento, da parte delle banche, di un’attività di supporto e consulenza alle imprese finalizzata a consentire una partecipazione attiva agli investimenti previsti dal PNRR.

Il miglioramento della qualità del sistema bancario e la creazione di una cultura finanziaria attrezzata rispetto alle sfide del presente costituiscono obiettivi di interesse collettivo. Obiettivi il cui raggiungimento non può che muovere dalla Scuola e dall’Università, luoghi in cui si gettano le basi per lo sviluppo di competenze specialistiche. La cultura finanziaria non può essere circoscritta alla conoscenza di strumenti tecnici e normative specialistiche, richiedendo, diversamente, una comprensione delle interazioni tra i fenomeni finanziari e il contesto economico e sociale la sostenibilità delle attività, i rischi geo-politici e le trasformazioni tecnologiche in continua evoluzione.

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