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Attualità

La vigilanza macro-prudenziale sulle imprese di assicurazione: le prospettive dello IAIS

30 Gennaio 2017

Michele Oliva

Di cosa si parla in questo articolo

Premessa

In occasione della conferenza annuale dell’Association of British Insurers tenutasi il 22 novembre 2016, il Presidente del Comitato Esecutivo dello IAIS, Victoria Saporta, ha tenuto un discorso in merito all’inedito utilizzo di politiche macro-prudenziali nel settore assicurativo.

 

1. La misure micro e macro-prudenziali nella visione dello IAIS

Le misure micro-prudenziali sono quegli strumenti diretti a preservare la stabilità finanziaria delle singole imprese; le misure macro-prudenziali, invece, sono dirette a proteggere la stabilità del sistema finanziario nel suo complesso, in considerazione dei suoi legami con l’economia.

Tipici strumenti di natura micro-prudenziale sono i requisiti minimi di capitale e quelli di conservazione del capitale – in quanto parametrati alla rischiosità della singola istituzione – mentre tipici strumenti di natura macro-prudenziale sono le riserve di capitale anticicliche e i requisiti aggiuntivi di capitale a fronte del rischio sistemico – in quanto appunto determinati in relazione al ciclo macroeconomico e al rischio sistemico –. Altri strumenti, come i coefficienti di solvibilità, possono invece prestarsi ad entrambe le finalità.

Dunque, atteso che le misure micro e macro-prudenziali hanno obiettivi simili, le istituzioni dispongono di ampi margini per creare sinergie tra le due tipologie di intervento. D’altra parte, se è vero che le misure micro e macro-prudenziali possono corroborarsi a vicenda, possono crearsi anche tensioni tra i rispettivi obiettivi[1].

Tanto premesso, nella visione dello IAIS il ricorso alle misure macro-prudenziali si giustifica sulla base della considerazione che la robustezza dei singoli soggetti è condizione necessaria ma non sufficiente per la stabilità del sistema finanziario nel suo complesso. L’introduzione di misure macro-prudenziali è quindi entrata nell’agenda dei policy-maker che, fino al recente passato, avevano invece concentrato la loro azione sulle misure micro-prudenziali.

2. Le misure macro-prudenziali all’esame dei policy-maker

A testimoniare la rinnovata attenzione dei policy-maker per le misure macro-prudenziali, è utile ricordare alcune delle iniziative istituzionali in materia, tra cui:

  1. l’adozione da parte del FSB, di un approccio entity-based che prevede l’applicazione di requisiti prudenziali aggiuntivi ai gruppi bancari di rilievo sistemico;
  2. lo sviluppo, da parte del Comitato di Basilea, di strumenti con evidenti finalità macro-prudenziali tra cui limiti più stretti alle esposizioni tra gli istituti sistemici, requisiti di ponderazione del rischio più elevati per le esposizioni tra soggetti finanziari e per le posizioni illiquide nei trading book;
  3. l’avvio di una consultazione da parte del FSB in merito alle politiche per mitigare i rischi sistemici emergenti dalle attività tipiche del risparmio gestito.

Lo IAIS, invece, si è dedicato ad aggiornare la metodologia di individuazione delle Globally Systemically Important Insurers (G-SIIs) con l’obiettivo di tenere in adeguata considerazione i rischi sistemici generati delle attività tradizionali e non tradizionali.

3. Le peculiarità delle assicurazioni

Le principali differenze tra banche e assicurazioni attengo a:

  1. le modalità di finanziamento, diversificate e per lo più a breve termine per le banche; le assicurazioni, invece, si finanziano per la gran parte con le polizze pagate in anticipo dagli assicurati;
  2. la volatilità del business, maggiore per le banche, che fanno un ampio utilizzo della leva finanziaria e si impegnano in attività con orizzonti temporali di breve termine, e minore per le assicurazioni, che hanno orizzonti temporali più lunghi (essendo le polizze per lo più pluriennali);
  3. i profili di rischio, essendo le banche esposte a rischi di liquidità, di mercato e di credito, a differenza delle assicurazioni che, occupandosi proprio di diversificazione del rischio, sono per lo più esposte a rischi di mercato e di sottoscrizione;
  4. le interconnessioni, ramificate e numerose nel settore bancario (si pensi ai prestiti interbancari), e minori nel settore assicurativo, sostanzialmente limitate alle attività di riassicurazione; e, soprattutto
  5. il ruolo nel sistema economico, fondamentale per le banche, che svolgono la funzione di intermediazione del credito, sono parte del sistema dei pagamenti e canale di trasmissione della politica monetaria, e più limitato per le assicurazioni, che proteggono consumatori e imprese da eventi negativi.

Considerate le numerose differenze strutturali tra le assicurazioni e le banche, occorre quindi valutare se e in che misura le assicurazioni generino un rischio sistemico tale da giustificare l’applicazione di misure (macro-)prudenziali.

4. Il rischio sistemico nelle imprese di assicurazioni

Come noto, le attività assicurative tradizionali non contribuiscono a creare rischi sistemici né aumentano la vulnerabilità delle assicurazioni ad eventuali deterioramenti del sistema finanziario. Questo in considerazione dell’esistenza di schemi di protezione degli assicurati e soprattutto del fatto che le assicurazioni, a differenza delle banche, hanno un ruolo più limitato sull’andamento macro-economico.

Al contrario, le attività non-tradizionali[2] possono generare rischio sistemico incrementando la vulnerabilità delle assicurazioni. La concessione di garanzie finanziarie, ad esempio, genera entrambi gli effetti poiché da un lato aumenta le interconnessioni e i rischi di contagio e, dall’altro, espone il garante al rischio di dover incrementare le garanzie in caso di peggioramento del rating.

Tali attività, che avvicinano molto l’operatività delle assicurazioni a quella delle banche, dovrebbero pertanto ricevere lo stesso trattamento prudenziale che le banche sono tenute ad applicare, secondo il principio “stesse attività, stesse regole”.

Al contrario, l’applicazione di requisiti di capitale aggiuntivi sulle assicurazioni che svolgono solo attività tradizionali appare ultronea, quando non anche distorsiva.

5. Conclusioni.

In un contesto finanziario in cui le attività e le relazioni tra i diversi attori sono numerose e complesse, la combinazione di misure micro e macro-prudenziali si rivela un indispensabile presidio per la stabilità finanziaria, in quanto la solidità di una singola impresa assicurativa non implica necessariamente la solidità del sistema finanziario nel suo complesso. I policy-maker ne sono consapevoli e hanno in agenda l’introduzione di misure macro-prudenziali che vadano a complemento delle misure micro-prudenziali su cui si era in passato concentrata la loro azione.

Tuttavia, sarebbe auspicabile che i regolatori tenessero in adeguata considerazione le differenze strutturali e il diverso ruolo nell’economia svolto delle assicurazioni rispetto alle banche. Una indiscriminata applicazione alle assicurazioni delle regole prudenziali previste per le banche potrebbe produrre effetti distorsivi e contrari all’obiettivo della stabilità finanziaria[3].

Questo tema è ben noto ai regolatori, se si considera anche quanto recentemente riferito dal Presidente dell’EIOPA, Gabriel Bernardino, secondo cui ogni nuova modifica all’attuale regime prudenziale dovrà essere strettamente necessaria e giustificata sulla base di solide evidenze[4].

L’imposizione di requisiti patrimoniali sempre più elevati alle compagnie di rilievo sistemico, in maniera analoga a quanto previsto per le banche e senza particolari accorgimenti per distinguere le attività che generano rischio sistemico, depone dunque in senso contrario. Un’eccessiva attenzione verso i soggetti di rilievo sistemico, senza distinzioni circa le attività prestate, potrebbe piuttosto preludere a fenomeni di azzardo morale, rischiando di offrire implicite garanzie d’intervento pubblico[5].



[1] Cfr. S. G. Hanson, A. K. Kahyap e J. C. Stein, A macroprudential approach to financial regulation, in Journal of Economic Perspectives, 25 (1), 2011, pp. 3-28.

[2] Per attività non tradizionali si intendono, tra le altre, la prestazione di garanzie finanziarie e la sottoscrizione di derivati.

[3] Per una interessante analisi sugli effetti distorsivi e deleteri di alcune misure prudenziali, cfr. J. Gordon, C. Mayer, The Micro, Macro and International Design of Financial Regulation, 29 dicembre 2011.

[4] Ci si riferisce al discorso del 25 gennaio 2017, The future of the european insurance industry in the digital era: turning challanges into opportunities.

[5] Cfr. K. M. Warsh, Rethinking Macro, in Accross the Great Divide: New Perspectives on the Financial Crisis, 2014, Hoover Institution, Standford University.

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