Nel contratto di conto corrente bancario, la banca che assuma di essere creditrice del cliente ha l’onere di produrre in giudizio i relativi estratti conto a partire dalla data della sua apertura, non potendo pretendere l’azzeramento delle eventuali risultanze del primo degli estratti utilizzabili, in quanto ciò comporterebbe l’alterazione sostanziale del medesimo rapporto, che vede nella banca l’esecutrice degli ordini impartiti dal cliente, i quali si concretizzano in operazioni di prelievo e di versamento, ma non integrano distinti e autonomi rapporti di debito e credito tra cliente e banca, rispetto ai quali quest’ultima possa rinunciare azzerando il primo saldo.
Invero, gli ordini impartiti dal cliente ed eseguiti dalla banca nel corso del rapporto, non integrano autonomi e distinti rapporti rispetto ai quali la banca possa rinunciare con l’azzeramento del primo saldo (cfr. già Cass. n. 9365/2018). Resta fermo in ogni caso il connotato della continuità contabile delle annotazioni in conto corrente, che non consente il frazionamento delle singole operazioni in conto corrente.
Circa gli strumenti di prova delle ragioni creditorie forniti da un istituto di credito, è necessario distinguere l’efficacia probatoria dell’estratto di saldaconto, che consiste in una dichiarazione unilaterale di un funzionario della banca creditrice accompagnata dalla certificazione della sua conformità alle scritture contabili e da un’attestazione di verità e liquidità del credito e riveste efficacia probatoria nel solo procedimento per decreto ingiuntivo eventualmente instaurato dall’istituto, dall’ordinario estratto conto, che è funzionale a certificare le movimentazioni debitorie e creditorie intervenute dall’ultimo saldo, con le condizioni attive e passive praticate dalla banca.
