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Futuri scenari europei sul sistema dei pagamenti: l’opinione del Presidente del Consumers’ Forum

14 Novembre 2012

Fabio Picciolini, Presidente Consumers’ Forum

Proprio in questi giorni, a Bruxelles, la Commissione Europea sta esaminando le possibili misure per tenere sotto controllo i sistemi di pagamento. L’attenzione delle istituzioni comunitarie è emersa nel gennaio scorso, quando la Commissione ha pubblicato il suo Libro Verde sul mercato dei pagamenti elettronici, posto in consultazione, sul quale sono state poi raccolte diverse decine di pareri. A fine settembre, il Parlamento Europeo ha mandato un segnale politico invocando una legislazione europea sull’intero sistema dei pagamenti e, in particolare, sulla riduzione dei costi delle carte. Da parte sua la Commissione, a breve, esprimerà i propri propositi in merito a questa legislazione. Ci sono segnali precisi della volontà di procedere in maniera concreta verso la metà del 2013.

Vale quindi la pena di fermarsi a considerare quali sono, soprattutto per i consumatori, i vantaggi di un sistema di pagamenti evoluto e maturo come quello che abbiamo a disposizione oggi e se valga davvero la pena di intervenire per modificare l’attuale disciplina.

I pagamenti elettronici hanno radicalmente mutato le vite dei consumatori e noi tutti speriamo di poter continuare a beneficiarne in futuro. Basti pensare che l’e-commerce, oggi diffuso in percentuali tutt’altro che sottovalutabili anche in Italia, non potrebbe esistere senza pagamenti elettronici. Altro aspetto importante che mi preme sottolineare, perché spesso sottovalutato: le carte di pagamento consentono di controllare meglio le proprie finanze rispetto al contante. La tecnologia che sta alla base delle carte permette di gestire i soldi, via e-banking o smartphone, tramite strumenti avanzatissimi dei quali i consumatori (e le banche) si fidano al 100%. Ma la sicurezza delle carte si rivela decisiva soprattutto nei pagamenti on-line, in virtù delle garanzie messe a disposizione dal sistema e rese possibili dai continui investimenti in tecnologie avanzate, per la tutela della sicurezza in primis dei consumatori, ma anche dei commercianti che a essi si affidano.

E ancora: gran parte dei Governi, soprattutto nei Paesi del Sud Europa dove la crisi si è fatta sentire più duramente, stanno implementando politiche di sviluppo e incentivazione dei sistemi di pagamento elettronici per favorire la tracciabilità e quindi, più in generale, la trasparenza dei pagamenti. Come tutti sappiamo, questo tema è centrale per il Governo Monti, non solo nella guerra all’evasione fiscale, che riguarda i privati, ma anche nella lotta contro l’uso distorto di risorse pubbliche fatto da membri della Pubblica Amministrazione, una questione che, di questi tempi, sta molto a cuore ai cittadini italiani di ogni orientamento politico.

Queste brevi riflessioni dimostrano quanto i pagamenti elettronici siano efficienti, convenienti, sicuri e, più in generale, utili alla società di oggi. Peraltro, i benefici dell’intero sistema sono condivisi tra consumatori e commercianti in modo equilibrato, il che, a nostro parere, rende superfluo introdurre nuove regole.

Ma, come dicevo in apertura, proprio di nuove regole si sta discutendo in questi giorni a Bruxelles. Una su tutte attira l’attenzione: la legislazione sulle commissioni pagate dalla banca dell’esercizio commerciale alla banca del consumatore ogni volta che si compie una transazione tramite carte di pagamento. Di norma, questa commissione è pensata per bilanciare costi e benefici dei pagamenti elettronici e assicura che ogni partecipante contribuisca in modo equo ai costi necessari per far funzionare bene il sistema nel suo complesso.

Nel corso degli anni alcuni Governi o banche centrali hanno deciso di regolare per legge queste commissioni, sostenendo che i consumatori ne avrebbero tratto vantaggio grazie a una riduzione dei prezzi di merci e servizi. Altre istituzioni hanno invece ritenuto di non fare nulla perché nel sistema non c’era nulla che non funzionasse. Il dibattito è sempre stato molto vivo, fino alle discussioni generate in questi ultimi mesi dalla pubblicazione del Libro Verde della Commissione Europea.

Detto questo, come Presidente di Consumers’ Forum è importante proporre le proprie posizioni sulla base di dati concreti e supportati dall’evidenza dei fatti. Ed eccone alcuni: uno dei Paesi che hanno spinto per un abbassamento delle commissioni è un Paese a noi piuttosto vicino, la Spagna. L’impatto di queste riduzioni sul mercato è stato esaminato da un recente studio condotto da economisti spagnoli dell’Università Rey Juan Carlos, dell’Università Autonoma di Madrid e dell’Università UNED.

Nel periodo di cinque anni che va dal 2006 al 2010, secondo lo studio, le commissioni sono state ridotte per legge di oltre il 57%. Tuttavia, secondo le conclusioni dello studio, i consumatori spagnoli non ne hanno tratto alcun beneficio. A essere premiati sono stati, diversamente dagli auspici del legislatore, i commercianti: questa riduzione ha, infatti, permesso loro di risparmiare ben 2,75 miliardi di euro in cinque anni. Cosa ancora più sorprendente, i costi per i consumatori, dovuti soprattutto alle commissioni annuali sulle carte versate alla propria banca, sono aumentati di uno sbalorditivo 50% nello stesso periodo. Un carico aggiuntivo di 2,35 miliardi di euro, che i consumatori hanno dovuto sostenere solo per poter usare le proprie carte di pagamento. E non finisce qui: anche altre commissioni sono state aumentate, come quelle addebitate per gli scoperti. E infine, i premi e le promozioni associati alle carte sono stati ridotti o eliminati del tutto.

Il motivo di questo aumento dei costi è facile da spiegare. A causa delle commissioni più basse, le banche emittenti delle carte hanno ottenuto entrate nettamente inferiori, mentre i costi per la fornitura dei servizi a supporto delle carte sono rimasti gli stessi, o sono addirittura aumentati. Questo calo delle entrate doveva in qualche modo essere compensato, per continuare a far funzionare il sistema. Di conseguenza, il consumatore spagnolo ha finito per finanziare di tasca propria quanto risparmiato dai commercianti. Ma non solo: lo studio non ha fornito alcuna prova, in Spagna, del fatto che i risparmi dei commercianti siano stati trasferiti ai consumatori sotto forma di riduzione dei prezzi per le merci e i servizi offerti, una posizione spesso sostenuta da chi è a favore dell’abbassamento delle commissioni per giustificare un intervento regolamentare.

Auspico che il legislatore europeo, prima di decidere di regolamentare un modello che, nel suo complesso, funziona e ha una sua propria forma di equilibrio, voglia approfondire ulteriormente, tramite studi specifici e ricerche, la materia in questione. Il rischio è che alterando l’equilibrio consolidato si vada a intaccare un sistema vitale per lo sviluppo e la crescita economica di tutti i Paesi europei, fattori sui quali di questi tempi non si può certo pensare di sbagliare.

Ecco quindi la mia proposta: partendo dall’evidenza dei fatti, secondo la quale le carte sono oramai parte della nostra vita di tutti i giorni, come Consumers’ Forum intendiamo monitorare, attraverso gruppi di lavoro permanenti, il mondo delle carte di pagamento e ogni sviluppo della situazione, agendo di volta in volta presso tutti i nostri interlocutori con l’obiettivo che l’equilibrio complessivo del sistema resti invariato nell’interesse di tutti coloro che con quel mondo hanno rapporti: sistema bancario, esercizi commerciali e consumatori.

 

 

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